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Un viaggio in Madagascar (2009)


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Un viaggio in Madagascar (2009), testo e foto by Juza. Pubblicato il 15 Giugno 2011; 7 risposte, 8650 visite.




Baobab Avenue al tramonto.

Nell'estate 2009 avevo deciso di visitare Cuba con un amico, Emanuele Castronovo. Dopo un mese senza molti progressi nella pianificazione del viaggio, pensammo di visitare il Brasile (foresta amazzonica), ma alla fine avevamo deciso che il Nepal era la scelta migliore. Secondo i piani il nostro viaggio sarebbe dovuto iniziare a Settembre ma, alla fine di Agosto, non avevamo ancora stabilito dove andare; sei giorni prima della data fissata per la partenza Emanuele mi chiese: " Che ne dici del Madagascar?" ed io gli risposi "Si". È iniziato così uno dei miei viaggi più sfortunati, ma allo stesso tempo più interessanti...

Dal momento che non conoscevamo il paese e avevamo pochissimo tempo a disposizione, contattammo un' agenzia di viaggio locale consigliata da un amico (hmmm..) di Emanuele. L'agenzia ci diede un'auto con incluso autista per 550 euro circa a persona...1100 in totale. Questa è una delle cose più folli del Madagascar....non puoi noleggiare l'auto soltanto; devi noleggiare auto più autista. C'è stato detto che era per una questione di sicurezza, i turisti potrebbero non esser in grado di guidare una Jeep per le strade dissestate del paese...Ne dubito davvero, visto che i pochi malgasci che posseggono un'auto guidano come pazzi ;-)

Con mille euro abbiamo comprato il volo dall'Italia e abbiamo portato circa 500 euro per alberghi, pasti e souvenir. Così il 6 Settembre siamo arrivati ad Antananarivo, dopo 26 ore trascorse tra attese negli aeroporti e voli. Il nostro primo pensiero sul Madagascar è stato "wow, guarda quanto è arido!"... ci aspettavamo foreste e abbondante vegetazione, mentre il paesaggio visto dall'aereo era brullo. Abbiamo incontrato il nostro autista in aeroporto e dopo tre ore di macchina abbiamo raggiunto il nostro hotel ad Antsirabe.

Sulla strada per Morondava: l'incontro con Gabriele

Il secondo giorno di viaggio ci rivelò una spiacevole sorpresa: avremmo trascorso molto tempo in auto...MOLTO! Ci vogliono 10 ore per raggiungere Morondava. Le strade non sono migliori di quelle nella savana della Tanzania e 10 ore di Jeep sono un incubo! Non ero in gran forma dopo 26 ore di trasferimento dall'Italia, e ora ho mal di testa e gola arrossata. Arriviamo a Morondava a tarda sera e facciamo un piccolo giro al mercato locale....qui mi rendo conto che il Madagascar è davvero Africa. Prima di questo viaggio lo immaginavo come qualcosa come la Costa Rica, un paese che non è ricco ma neanche disperatamente povero come la Tanzania o altri paesi africani. Invece, è molto più simile alla Tanzania....fuori dalle poche grandi città, la gente vive in una sorta di mondo medioevale: povere case fatte di legno e lamiere, poca o nulla tecnologia, auto vecchie di 40 anni e scarse condizioni igieniche. Al mercato c'è un mix di odori, carne e pesce vengono lasciati su banconi sporchi, con migliaia di mosche che si godono il pasto gratis.

Dopo il tramonto raggiungiamo il nostro hotel. È un albergo da 15 euro a notte, quindi troppo costoso per la gente del luogo: ci son solo turisti stranieri. La nostra stanza è carina, in confronto agli alberghi a due stelle in Italia...non è lussuosa ma molto meglio di quanto si possa immaginare per una stanza da 15 euro. Il nostro autista ci porta a cenare in un ristorante e qui ha inizio una delle esperienze più interessanti del nostro viaggio: il ristorante si chiama: "La Capannina" ed è chiaramente italiano, così chiediamo al cameriere se parla italiano... "no, solo un pochino messieurs", risponde, ma dopo un paio di minuto un ragazzo arriva al nostro tavolo, chiedendoci se poteva cenare con noi. È Gabriele, il proprietario del ristorante... uno dei miei migliori ricordi di questo viaggio. Vive in Madagascar dal 1996, quando sposò una donna di Morondava; divorziarono dopo pochi anni, ma lui ha deciso di rimanere nell'isola e continuare con il ristorante. Gabriele mi ricorda Yanez, il compagno di avventure di Sandokan, i due impavidi pirati della Malesia nei racconti di Emilio Salgari. È un uomo sulla cinquantina, con capelli corti e brizzolati e con l'abbronzatura tipica degli occidentali che sono stati a lungo in Madagascar.

Parlare con Gabriele-Yanez è come leggere un vecchio libro d'avventura sull'Africa e l'Oceano Indiano...ci racconta della bellezza e delle difficoltà del "suo"paese. "L'anno scorso è stato difficile..pochi turisti e ...lo vedete? Non ci sono soldi."dice. "Le strade son malmesse e le auto son troppo care per la gente locale. "La popolazione vive di allevamento e agricoltura, hanno denaro appena per mantenere la loro famiglia....la scuola è obbligatoria fino ai 14 anni ma molti bambini iniziano a lavorare a un'età molto inferiore." Ci racconta che "qui una famiglia può avere 15, 20 figli... a dire il vero un uomo può averne anche tre volte tanti! E molti di questi bambini non son nemmeno registrati all'ufficio nascite. Quando e se vanno a scuola, qualche volta nessuno sa la loro età, così nel registro scolastico figurano come ‘nato intorno al 1998'...ma non tutte le famiglie possono permettersi di mandare a scuola i propri figli."

Gabriele va avanti a parlare delle tradizioni del Madagascar. "Per la gente del posto, quando qualcuno muore, non è immediatamente un ‘morto'...è qualcosa a metà tra la vita e la morte. Viene sepolto ma tre anni dopo la sua morte la famiglia riesuma le ossa e per un giorno danzano con il cadavere. Molte persone son invitate a questa ‘celebrazione'e spesso bevono abbondantemente e può persino accadere che qualcuno si faccia male seriamente mentre è ubriaco nella baldoria generale. Dopo la celebrazione le ossa vengono spezzate e sepolte di nuovo. Solo ora il morto è diventato veramente morto per loro... ora il defunto ha lasciato per sempre il mondo dei vivi ed è divenuto un antenato." Noi siamo un pò perplessi ma lui dice "Non devi pensare che sia morboso. Non lo è. È parte delle tradizioni locali".



Baobab Avenue e Via Lattea...



1) Veduta aerea del Madagascar.... 2) Gente che lava i panni in un fiume vicino Tana 3) in macchina lungo le strade di Tana 4) I colori delle case 5) Il mio amico Emanuele con bambini del posto 6) Veduta di Morondava 7) Paesaggio rurale 8) Posso avere... 9) La nostra jeep, durante una pausa lungo la strada sabbiosa


Il safety pack: come(non) visitare gli Tsingy

Lasciamo Morondava nel primo mattino per scattare qualche foto dello spettacolare viale dei Baobab, una strada circondata da giganti baobab. La vista è stupefacente e la luce è meravigliosa! Scatto qualche buona foto, e visto che ci torneremo fra due giorni al tramonto, penso a quanto sarebbe stato bello scattare una foto dei Baobab di notte, con la Via Lattea di sfondo...

Dopo le foto, proseguiamo per Belo-Tsiribihina....un altro giorno trascorso in auto. Morondava non è poi così distante da Belo-Tsiribihina, ma le strade sono a dir poco malmesse e ci impieghiamo dieci ore. Questa piccola città non è di strada: per arrivarci bisogna trascorrere un giorno intero in auto e un altro per tornare a Morondava e continuare con il viaggio.
Lo scopo di questa lunghissima deviazione dalla strada principale è visitare alcune insolite formazioni rocciose chiamate Tsingy. Non ne avevamo mai sentito parlare prima, ma in questi giorni ci fidavamo ancora dell'itinerario organizzato dall'agenzia (grande errore!)

Lungo la strada vediamo molti incendi: il nostro autista ci spiega che il fuoco viene usato per bruciare la vegetazione e per far spazio all'allevamento. Tenendo conto del valore naturalistico del Madagascar, è triste vedere infinite aree di terra bruciare, mentre dense nuvole nere salgono al cielo... Fermiamo l'auto vicino a un fuoco immenso ed io ed Emanuele camminiamo per circa duecento metri verso le fiamme: il paesaggio è lunare, tutto è grigio o nero, la cenere cade come neve, e gli alberi che bruciano fanno uno spaventoso fragore, come il ruggito di un'enorme bestia malvagia. Ci sono alcuni gusci bruciati di grandi lumache che non hanno fatto in tempo a scappare dal fuoco.

Arriviamo al tramonto in un piccolo villaggio da qualche parte a nord di Belo-Tsiribihina. Il nostro albergo dista una decina di kilometri dalla città, lontano dalla civiltà. La notte è meravigliosa....senza inquinamento luminoso il cielo è sorprendentemente limpido e guardiamo con meraviglia la Via Lattea. Decidiamo di scattare qualche foto notturna e camminiamo in mezzo alla vegetazione incolta per dieci minuti, fino a raggiungere un posto completamente al buio. Con la 1DsIII e il Sigma 20mm f/1.8 è una gioia scattare foto in notturna: un'esposizione di 25" a 3200 ISO mostra ogni dettaglio della Via Lattea...stupenda! Scattiamo foto al cielo per un'ora e nel rincasare ci perdiamo nella boscaglia...riusciamo a tornare indietro per la strada giusta dopo aver camminato avanti e indietro per mezzora! Ma il risultato vale lo sforzo fatto. Non ho mai visto prima la Via Lattea con così tanta chiarezza!

Il giorno dopo visitiamo gli Tsingy. Sono le 9 del mattino e il posto dista un'ora di macchina....dopo 20 minuti ci fermiamo e la guida va a prendere due pacchi. "Cos'è?"chiediamo e lui risponde "safety pack"...non capiamo ma li mettiamo in zaino senza pensarci tanto. Due ore più tardi, dopo aver trascorso un'ora a camminare in una foresta infestata dalle zanzare, scopriamo l'amara verità: il safety pack contiene equipaggiamento da arrampicata... non basta camminare per arrivare in cima agli Tsingy...bisogna arrampicarsi! In tutto l'arrampicata/camminata dura 5 ore..un incubo! Ho con me tonnellate di attrezzatura fotografica, ma non riesco a scattare nessuna foto decente, la luce è dura, il sole brucia e fa dannatamente caldo...che grande idea, arrampicarsi sugli Tsingy nelle ore centrali e più calde del giorno!

Quando alla fine torniamo all'auto sono talmente stanco da non avere neppure la forza arrabbiarmi. Emanuele è un pò più in forma di me, ma anche lui è molto stanco. Un'esperienza indimenticabile, non ci sono dubbi! ;-)

Volo posticipato! Un giorno in più con Gabriele e Rasta Man

L'inizio del giorno successivo è in un certo senso divertente. Il mio compagno di viaggio Emanuele si è pure ammalato (siamo due zombie :-)) e mentre lui non ha le medicine necessarie io ho un po' di Bimixin...ma il tappo è incastrato e non riusciamo ad aprirlo in alcun modo, così decidiamo di romperlo. Lo mettiamo sul pavimento ed io lo rompo con il pesante treppiedi Manfrotto..funziona, ma mentre guardo Emanuele prendere le pillole dal pavimento sporco, sono alquanto dubbioso sul risultato :-)

Arriviamo a Morondava la notte: il giorno dopo avremmo dovuto prendere un volo interno per Tulear ma ci dicono che è stato cancellato, immagino per la mancanza di passeggeri. Non ci sono molti turisti in giro...Il volo è stato posticipato di un giorno, così siamo bloccati a Morondava, senza nulla da fare. Se non altro facciamo una bella cena con Gabriele, e ci suggerisce una farmacia dove comprare qualche medicinale.

L'11 Settembre è un giorno tranquillo, trascorso nel relax e nel riposo. Iniziamo a sentirci meglio e la sera ci ritroviamo di nuovo con Gabriele: sarà la serata più memorabile dell'intero viaggio. Gabriele ci accoglie con un sonoro "Porc putain..." - ce l'ha con un cameriere perché non gli piace la musica.. "Changez la musique..." Non è una cosa inaspettata.. abbiamo visto questa scena a ogni cena, così per noi è diventato un "classico" e varie volte durante il viaggio ridevamo al pensiero :-)

Non ci sono molti turisti Italiani e Gabriele ci considera degli amici. Come al solito, viene a cenare con noi...inizia a parlare del suo paese. Ha assistito di recente al sacrificio rituale di uno Zebu e ci descrive la cerimonia. "Il povero Zebù era legato a quattro pali con delle corde, perché non potesse muoversi. Mentre un uomo teneva ferma la testa dell'animale, un altro gli tagliava la gola", ci dice. "Ma non dovete pensare che gli Zebù uccisi per essere mangiati siano ammazzi in un modo migliore. Gli tagliano la gola e li lasciano morire...a volte ci vuole anche mezz'ora... per questo la carne è così dura". Non facciamo fatica a credergli...un paio di giorni prima Emanuele aveva mangiato una bistecca di Zebu che sembrava legno (e aveva pure lo stesso sapore...)

Dopo la cena, Gabriele ci invita con lui a "L'Oasis". L'Oasis è un bar di proprietà di un tipo amichevole chiamato "Jean Le Rasta"... è facile immaginare che genere di bar sia...Bob Marley e musica reggae qui sono abbastanza popolari e Jean è un ragazzo Rasta che ha creato un Bar su questo stile...ci sono immagini di Bob Marley dappertutto, la gente indossa magliette con i colori della Giamaica e lunghi dreadlock. Circondati da persone che scherzano e cantano, dimentichiamo per un momento le difficoltà e le brutte esperienze dei giorni precedenti...



In molti paesi africani, se scattate una foto a qualcuno vi chiederà immediatamente soldi. In Madagascar, nonostante la povertà, vi accoglieranno con un sorriso :-)



1) una grande nuvola di fumo proveniente da uno dei molti incendi visti lungo la strada 2) Piccoli ballerini 3) Il "love baobab" sulla strada per Tsingy 4) La mia Canon 1DsIII coperta di polvere 5) La formazione degli Tsingy nella dura luce di mezzogiorno 6) Un raggio di sole al mattino 7) Un ragazzino che lavora nei campi 8) Emanuele con un bambino 9)Veduta dal finestrino dell'aeroplano.


Un popolo amichevole

La maggior parte delle auto in Madagascar sembrano così antiquate e usate che vi potreste chiedere come sia possibile che ancora circolino. Nel primo mattino prendiamo un taxi per l'aeroporto; è una Peugeot anni 70 e l'autista spinge la vettura lungo la strada per qualche metro e sale al volo per far partire il motore...Ma anche le altre auto non sono in condizioni molto migliori... alcuni camion dell'età della pietra lasciano dietro di loro una densa nube di fumo nero.

L'aereoporto di Morondava è molto piccolo e informale. Non ci sono controlli di sicurezza e non c'è molta tecnologia, gli orari degli aerei sono scritti a mano su una lavagna. Aspettiamo un paio d'ore, dopodiché voliamo verso Tulear con un piccolo, vecchio aereo. La vista dall'aereo è mozzafiato, ma i finestrini son così sporchi che è impossibile scattare buone foto.

Da Tulear raggiungiamo Ifaty in due ore di Jeep. Il paesaggio è quasi desertico. Ifaty è un piccolo villaggio sul mare; qui alloggiamo in un bungalow a pochi metri dalla spiaggia. Il bungalow è carino e spazioso; l'unico problema, molto comune in Madagascar, è che la corrente elettrica è disponibile solo per un paio d'ore dalle 6 alle 8 di sera, quindi caricare le batterie del cellulare e della reflex a volte può essere difficoltoso. Restiamo a Ifaty due giorni; non ci sono molte opportunità fotografiche a parte qualche foto notturna con la luminosa Via Lattea, ma nel complesso sono due giorni rilassanti.
La spiaggia è carina, anche se non spettacolare come alcune spiaggie viste in Malesia.
Mentre cammino per la spiaggia vengo spesso avvicinato da gente che vuol vendermi qualcosa, cibo, conchiglie, souvenirs, viaggi, "massaggi" e marijuana...ogni cosa qui è in vendita. Finisco per comprare una dozzina di collanine: con circa 2000 Aryary (mezzo euro) potete comprare una semplice collanina e far felice una persona :-)

Passo un pò di tempo a parlare con Brigitte, una ragazza che vende le conchiglie che trova sulla spiaggia per poche migliaia di Aryary, come tanti altri sulla spiaggia di Ifaty. Ha 20 anni ed è incinta, in attesa del secondo figlio. Come la maggior parte delle persone in Madagascar, parla un po' di francese ma non è molto brava con l'inglese; ad ogni modo riusciamo a chiacchierare un poco. Come quasi tutti qui, Brigitte è amichevole, serena...questa è una cosa che ci ha sorpreso, nonostante la povertà, la gente non chiede denaro per le foto, non cercano ossessivamente di venderti qualcosa come in Tanzanìa, dove certe volte ci siamo dovuti rinchiudere nella jeep per scappare da aggressivi venditori.

Dopo Ifaty, ci spostiamo a nord e visitiamo l'Isalo national Park; un posto carino sia per paesaggi e animali. Scattiamo qualche foto ai Lemuri - anche se la luce non è l‘ideale, visitiamo la zona dei lemuri verso mezzogiorno... Se decidete di visitare il Madagascar per un tour fotografico, vi raccomando di insistere con la vostra guida per fare escursioni all'alba o verso il tramonto, altrimenti perderete la luce migliore. Oltre ai lemuri troviamo alcuni grandi insetto stecco: hanno un mimetismo notevole e restano immobili, quindi sono abbastanza facili da fotografare. Scatto qualche foto col 180 Macro e moltiplicatore 2x, per separare l'insetto dallo sfondo.

La prossima tappa è Ambalavao, e qui ci rendiamo conto ancora una volta di quanto la gente del Madagascar sia amichevole. Visitiamo il mercato e scattiamo centinaia di foto, senza che nessuno ci infastidisca. Nonostante la povertà, la gente non chiede denaro per le foto - anzi, sono felici di esser fotografati e a volte veniamo addirittura fermati da persone che ci chiedono di fargli qualche scatto! Il mercato è una gioia per il fotografo reportagista; colori, tradizioni, tutto si mescola per creare un'atmosfera unica e affascinante.




Bambino al mercato di Ambalavao. La gente è sempre amichevole, il Madagascar è un paradiso per il reportage...


Nella foresta per un giorno

Il 16 Settembre visitiamo la foresta di Ranomafana. Come ci ha detto Gabriele, questa è l'unica foresta che vedremo, altrimenti la maggior parte delle foreste sono nel nord del Madagascar.... La visita comincia nel primo mattino e abbiamo due guide (nella maggior parte dei parchi è obbligatoria una guida, non potete visitarli per conto vostro). Anche se io solitamente preferisco viaggiare per conto mio, devo dire che le guide nel parco di Ranomafana erano ben preparate, sono riusciti a trovare animali che da solo non avrei mai visto. Abbiamo appena iniziato l'escursione e troviamo subito una meravigliosa Falena Cometa (Argema mittrei)...sono senza parole, è enorme e coloratissima, potrebbe essere l'occasione per una macro unica ma...dopo pochi minuti vola via! Sono riuscito a scattare solo una foto ed è fuori fuoco....la fortuna non è dalla nostra parte! (poco male....un motivo per tornare :-))

Ad ogni modo, durante la visita al parco abbiamo altre buone opportunità fotografiche. Troviamo molte specie di lemuri (nonostante siano tutt'altro che facili da fotografare perché spesso sono nascosti dalla vegetazione), qualche rana e un fantastico geco foglia...le foreste del Madagascar offrono molte opportunità fotografiche.... avrei voluto dedicare molti più giorni alla foresta, invece che uno solo in tutto il viaggio...è pazzesco, specie se considerate che abbiamo chiaramente chiesto all'agenzia di farci visitare posti buoni per la fotografia naturalistica... ma probabilmente conoscevano bene solo il sud del paese, quindi non hanno fatto molto caso alle nostre richieste e ci hanno spedito nel loro tour classico nel sud, nonostante quest'area non sia un granchè per la fotografia naturalistica.

Da Ranomafana raggiungiamo Ambositra, per l'ultima giornata fotografica del nostro viaggio. Ambositra è una piccola città negli altopiani ed è uno dei posti più freddi del paese per via della sua altitudine a 1500 metri sopra il livello del mare. Ci sistemiamo in un moderno hotel (carino, ma con stanze Lillipuziane) e qui incontriamo una coppia italiana. Son lì da sei mesi e stanno studiando la popolazione locale...lei è una ricercatrice, mentre lui era un artista 3D e aveva lasciato il lavoro per seguire la fidanzata durante la lunga permanenza in Madagascar. Pensando a loro, o a Gabriele, penso a quanto bisogna essere veramente determinati per fare una scelta così radicale come vivere qui per mesi o addirittura anni.... Il Madagascar è così diverso dal nostro modo di vivere in Europa! Povertà, poca o nessuna tecnologia, cibo pessimo, scarse condizione igieniche, nessuna struttura medica moderna...Nonostante mi piaccia la popolazione magascia e penso che ci siano buone opportunità fotografiche se visitate i posti giusti, non verrei mai a vivere qui.

Passiamo il giorno successivo a osservare alcuni artigiani con i nostri nuovi amici, e in tarda mattinata siamo sulla strada del ritorno verso Antsirabe. Due giorni dopo siamo nell'aereoporto della capitale: è tempo di tornare in Europa...




1) Spiaggia di Ifaty 2) Visita alla casa un artigiano locale 3) La coppia di Italiani incontrata ad Ambositra 4)Artigiano al lavoro 5) Bambini al mercato di Ambalavao 6) Ragazza che guarda il mercato 7) Un Rasta Man al un mercato locale 8) Negozio a Ranomafana 9) Una foto scattata nella Baobab Avenue


Considerazioni finali

Devo dire che qualche volta ho pensato a questo viaggio come un completo fallimento.... Non posso credere che siamo stati in Madagascar due settimane e abbiamo scattato poco-nulla fotografie naturalistiche! Due lezioni imparate duramente: primo, se non studiate il posto che visiterete, il risultato del viaggio è questione di fortuna; secondo, non fidatevi troppo delle agenzie locali...nel nostro caso, l'agenzia ha fatto quello che era più comodo e facile per loro, senza curarsi delle nostre richieste...

Detto questo, ora che riguardo le foto e ripenso a quei giorni, sono più positivo. E' vero, non molta fotografia naturalistica, ma ho comunque portato a casa buone foto – sono molto soddisfatto delle due foto alla Via Lattea e di alcuni altri paesaggi, ed è stata una buona occasione per far un po' di pratica con reportage e gente. Inoltre, nonostante le difficoltà, ci sono state tante belle esperienze; il mio amico Emanuele è un grande ed è stato un ottimo compagno di viaggio, e sono felice di aver incontrato persone veramente originali come Gabriele...

Ho lasciato il Madagascar con il pensiero di ritornarci un giorno...di sicuro studierò bene i posti da visitare, non mi affiderò ad un'agenzia e cercherò di incentrare il prossimo viaggio sulla fotografia naturalistica, ma tornerò...non vedo l'ora di esplorare le foreste del nord! :-)



Risposte e commenti


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avatarjunior
inviato il 14 Marzo 2014 ore 22:08

Bel commento mi piace come prendi le cose
Se tu avessi 15 /18 gg come lo organizzeresti un itinerario ora con la tua esperienza ?
Ovviamente animali ma anche paesaggi
Grazie
Manuel

avatarjunior
inviato il 14 Marzo 2014 ore 22:09

Dimenticavo ..in quale periodo e meglio andare ?

avataradmin
inviato il 14 Marzo 2014 ore 22:41

Sicuramente dedicherei più tempo al nord e insisterei per noleggiare un'auto senza conducente Sorriso Però per l'itinerario non saprei, non ho più fatto ricerche su questo paese, quando ci tornerò sicuramente mi informerò bene prima di partire!

avatarjunior
inviato il 31 Marzo 2014 ore 13:02

A settembre ci tornerò in viaggio di nozze per 3 settimane, partiamo da Antananarivo per poi finire con 2/3 giorni di relax a Nosy Be.

Per mia fortuna come guida ho un carissimo amico di origine malgascia, nato ad Ambanja,che guarda caso come lavoro fa proprio la guida turistica, mi ha detto tu dimmi cosa vuoi vedere che ti organizzo tutto io... ;-)Cool:-P

Tappa obbligatoria: Mangiare il pipistrello ;-)

avatarjunior
inviato il 23 Luglio 2014 ore 20:08

Partiamo a metà settembre è fatta ! Prima verso Tulear e poi sulla costa est due settimane in tutto
Mi porterò la 5d e la piccola 100 D ..in Costarica non c'è la facevo più con due corpi 5d e 7 D più obbiettivi
Il 400 5,6 me lo porto ?
Devo dire che la nostra agenzia alla quale abbiamo rotto i ...a fondo alla fine ha fatto quello che volevamo
Il nord per un altra volta
Dimenticavo auguri a te e alla fortunata per le nozze

avatarsenior
inviato il 23 Luglio 2014 ore 20:50

visto che vai a settembre, se riesci soprattutto a inizio vacanza, fai un salto alla ile de st marie per le balene

user171262
avatar
inviato il 24 Gennaio 2021 ore 11:46

Bel reportage, ma mai partire senza conoscere le mete ed il tipo di terreno che incontri, fà la differenza nelle ore di viaggio. Tutto serve come esperienza.





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