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Gorilla di Montagna


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Gorilla di Montagna, testo e foto by Utente Non Registrato. Pubblicato il 07 Settembre 2011; 0 risposte, 6627 visite.





Quest'anno finalmente ritorniamo in Africa, Uganda e Ruanda piu' precisamente, con l'obiettivo principale di incontrare i gorilla di montagna sui Virunga, un sogno che finalmente si realizza. I Virunga sono 8 vulcani che ricoprono un'estesa area in Africa Centro-Orientale, dove si incontrano i confini di Ruanda, Uganda e Repubblica Democratica del Congo (l'ex Congo Belga). Principalmente famosi in quanto habitat primario dei gorilla di montagna, tanto studiati ed amati da Dian Fossey, una ricercatrice americana che trascorse gran parte della sua vita tra queste montagne.
Attualmente ci sono 3 diversi parchi nazionali che insistono su quest'area: Parco Nazionale di Virunga in Congo, Parco Nazionale dei Vulcani in Ruanda, Parco Nazionale dei gorilla di Mgahinga in Uganda. Nel nostro viaggio siamo riusciti a visitare sia la parte congolese che la parte ruandese, trascorrendoci quasi 4 giorni tra trekking e trasferimenti vari.




Virunga

I Virunga sono, nella parte piu' alta, ricoperti da foresta pluviale, immersa spesso nella nebbia, mentre nella parte piu' bassa ci sono coltivazioni regolari che ne ricoprono le pendici. Il loro terreno di natura vulcanica e' particolarmente fertile e questo gioca contro i gorilla in quanto spinge sempre piu' persone a concentrarsi a ridosso delle pendici di questi vulcani per potere prendere possesso di un piccolo appezzamento dove coltivare patate e fagioli per sfamarsi.Di gorilla ne sono rimasti pochi, si parla di circa 720 esemplari, tra i 3 parchi dei Virunga e il Bwindi, unico altro parco ugandese dove vivono questi animali.
Ci sono purtroppo tanti fattori che giocano contro la sopravvivenza di questi animali.
Oltre al pericolo che il loro habitat scompaia e venga trasformato in terreno coltivato, la zona e' battuta da bracconieri, che ancora non hanno smesso di cacciarli e che non esitano ad ucciderli con la sola motivazione di venderne alcune parti come souvenir o per rapire qualche cucciolo su commissione. L'instabile situazione politica della parte congolese non facilita l'operato dei ranger che si trovano a svolgere il loro lavoro in mezzo alla guerriglia tra Esercito Congolese e un altro paio di fazioni armate che si contendono il controllo dei territori dove si svolgono traffici illegali dei piu' svariati tipi, droga, carbone vegetale tanto per indicarne alcune


L'incontro

Il nostro incontro con i gorilla avviene in Congo, ma per motivi di sicurezza, pernottiamo a Kisoro, in Uganda, ed attraversiamo la frontiera solo al mattino stesso. Percorriamo un ora di strada su un pick up dell'ICCN, i guardiaparchi officiali del Virunga NP, e quindi partiamo a piedi, prima in mezzo ai campi di patate e fagioli e poi finalmente nella foresta. Fortunatamente il sentiero e' asciutto e il percorso nella foresta e' praticamente in piano. Dopo circa un'ora di cammino il ranger ci fa cenno che siamo vicini, ed infatti subito dopo davanti a noi vediamo il silver-back, sta mangiando da solo. E' davvero magnifico, imponente nella sua stazza, emozionante.




Dopo un po' ci spostiamo di alcuni metri e troviamo una femmina, che sta mangiando, bellissima anche lei, molto diversa dal maschio, soprattutto per la struttura del cranio. Anche lei mangia tranquilla. Le condizioni per le foto non sono le migliori, c'e' poca luce e anche se i ranger ci hanno aperto uno spazio con il machete, comunque ci sono rami e foglie tra noi e i gorilla. Un tele stabilizzato e' indispensabile.

Poco oltre vediamo il silver back di nuovo che ha raggiunto un'altra femmina con un cucciolo di 3 mesi. Il piccolo e' molto curioso e, con passi molto scoordinati proprio come un bambino piccolo, cerca di venirci incontro attirato dalla nostra presenza. Ci sta davvero venendo incontro, ma poi la mamma, che vigilava li' vicino, viene a riprenderselo e lo riporta a distanza di sicurezza. Peccato...
A quel punto la mamma-gorilla inizia a giocare con il piccolo, ignorandoci quasi completamente. Dopo un po' il piccolo si allontana e allora la femmina e il silver back si sdraiano vicini - lui sembra quasi abbracciarla. Lei inizia a curarsi una ferita che ha sulla zampa, leccandosi un dito e poi pulendo la parte ferita.





E cosi' l'ora che abbiamo a disposizione vola via, molto velocemente. Siamo tutti concordi nel dire che ne e' valsa veramente la pena. Un'esperienza unica e indimenticabile. E' impressionante la somiglianza di questi esseri con noi umani, nei gesti, negli sguardi, nei giochi del piccolo, nelle coccole della mamma.
II gruppo che abbiamo visitato si chiama Ruwendo, ed e' proprio lo sfortunato gruppo di cui parla il National Geographic (numero di luglio 2008) che e' stato decimato da alcuni guerriglieri lo scorso anno, 7 gorilla in tutto uccisi. Tra i gruppi abituati all'uomo questo e' uno dei piu' piccoli, in Ruanda, ad esempio, il gruppo Sabinyo conta piu' di 30 esemplari.





Dian e la sua tomba

Nella parte ruandese abbiamo fatto un trekking per visitare la tomba di Dian Fossey, che si trova a Karisoke, una radura tra due vulcani, dove lei trascorse la maggior parte del suo tempo durante lo studio dei gorilla. Oramai non e' rimasto nulla di tutto quello che aveva contribuito a costruire - la sua casa, tutte le capanne dei portatori e degli altri ricercatori - tutto e' andato distrutto e la foresta si sta riprendendo quello che era suo. Dian venne uccisa proprio qui, non e' mai stato chiarito chi fosse stato effettivamente ad ucciderla.





Visitare la sua tomba, anche se oggettivamente non presenta niente di particolare, e' comunque un momento toccante, soprattutto per chi ha letto di lei o ha visto il film 'Gorilla nella nebbia'. Accanto alla sua lapide c'e' un piccolo cimitero di gorilla, tra cui c'e' anche il cartello in legno del suo amato Digit, un giovane silver back ucciso dai bracconieri, quando lei era ancora in vita.
Ancora oggi i ranger seppelliscono li' i gorilla che vengono trovati morti. Ci sono tanti cartelli di piccoli di gorilla, di un solo anno di vita, purtroppo la mortalita' infantile e' molto elevata, a causa principalmente di infezioni e polmoniti. Sono molto delicati proprio come un bambino.


Ruanda

In Ruanda abbiamo visitato il parco di Nyungwe. Istituito nel 2000 è un territorio montuoso che tutela la più vasta foresta pluviale dell'Africa orientale. Il nostro campeggio si trova nel cuore del parco a 2800 metri ed è occupato solamente dal nostro gruppo; da quassù un vero spettacolo, solo l'azzurro del cielo e l'impressionante muro verde delle montagne che si susseguono una dopo l'altra, a perdita d'occhio. Tra le varie escursioni possibili, scegliamo di andare a vedere i Ruwenzori Colobus; non dovrebbe essere difficile avvistarli visto che in questo parco vi è un gruppo formato da circa 400 individui. Accompagnati da un ranger camminiamo nella foresta, su percorsi ben tracciati,,e dopo un'ora e mezza il gruppo di colobi è vicino. Ci spostiamo lentamente e in silenzio, ora non più in piano, ma lungo un pendio che diventa sempre più ripido, la vegetazione è molto fitta, l'equilibrio è precario e si rischia di cadere ad ogni passo. Ci spostiamo a fatica e con molta cautela fino a che non vediamo i colobi, lassù tra gli alberi, nel loro ambiente naturale, mentre si lanciano da un ramo all'altro, con un'agilità e una sicurezza impressionante. Osserviamo ammirati queste evoluzioni e allo stesso tempo rimaniamo stupiti della loro serenità mentre stanno seduti ai bordi dei rami, incuranti del baratro che sta sotto di loro.




Infine siamo stati a Kibuye, un villaggio che si trova sulle sponde del lago Kivu. Non c'è niente di così particolare in questo piccolo paese, che è solo una sosta obbligata durante il trasferimento dal Parco di Nyungwe alla zona dei Virunga. Tuttavia il panorama che si gode dall'albergo dove abbiamo alloggiato è splendido. Posizionato in una collina che si protrae verso il lago a formare una penisola, sotto di noi le calme acque del lago e in lontananza altre colline a degradare su di esso. Ci tengono compagnia dei corvi, che volteggiano davanti alla nostra camera alla continua ricerca di avanzi di cibo, delle colorate lucertole che si riscaldano al sole, dei colibrì in cerca di fiori, dei rapaci volteggiare nel cielo, dei cormorani volare a pelo d'acqua, dei gheppi preparare il loro nido sul campanile della vicina chiesa. Questo posto trasmette sensazioni contrastanti, da una parte un grande senso di quiete e serenità, la gente è veramente cordiale e gentile nei nostri confronti. Dall'altra parte e' impossibile non notare che siamo gli unici bianchi in giro e questo e' un po' spiazzante.





Uganda

In Uganda invece abbiamo visitato i due principali parchi nazionali, il Queen Elizabeth e quello delle cascate Murchison.
Il Queen Elizabeth è diviso in tre distinte aree: la piana di Isasha a sud, il canale di Kazinga nella parte centrale e la gola di Chiambura più a nord. Isasha è il nome del fiume che percorre la piana ed è anche il confine geografico che divide l'Uganda dalla R.D. del Congo. E' il classico parco africano, dove c'è la savana e ci sono le acacie ad ombrello. La principale attrattiva di questa area sono i leoni arrampicatori: difatti c'è la possibilità di vederli adagiati sui rami delle acacie. E' l'unico parco africano dove avviene ciò, oltre al Tarangire in Tanzania. Abitudine sviluppata molto probabilmente per sfuggire dalle fastidiose mosche Tze-tze, una volta abbondanti in questa regione. Eravamo già stati al Tarangire, ma di leoni arrampicatori nemmeno l'ombra.
A dire il vero, lì non ne avevamo visti neanche a terra. Quindi non eravamo molto confidenti di poterli vedere lassù, quasi a tentare di far concorrenza ai leopardi. Invece ci sbagliavamo. Abbiamo avuto la fortuna di vedere un giovane maschio già sdraiato su un robusto ramo, mentre un altro che si stava riposando a terra, dopo alcuni minuti ha voluto addirittura dimostrarci come si fa a salire. Non pensavamo che fossero così agili.




Queen Elizabeth NP Ishasha - Leoni arrampicatori

Il canale di Kazinga è un fiume che unisce il lago Alberto con il Lago Edoardo. Prendiamo un battello e navighiamo a ridosso delle sponde per alcuni chilometri per osservare gli animali che ci vivono: quello che più ci colpisce è la grande concentrazione e la grande varietà in uno spazio così limitato. La quantità di ippopotami in particolare è impressionante; sembra quasi che si siano sostituiti ai pesci. Inoltre è stato divertente osservare un grosso gruppo di cormorani tutti rivolti nella stessa direzione e tutti intenti a gorgheggiare con il becco aperto, come fanno i migliori cori alpini quando cantano. Quella sera, infine, abbiamo deciso di concederci una cena assieme a dei pipistrelli in uno dei più lussuosi ristoranti dell'Uganda; noi all'interno del ristorante, loro all'esterno, a ripulire le grandi vetrate dalle centinaia di insetti attirati dalle luci del giardino.




Nella gola di Chiambura abbiamo visto gli scimpanzè. Scendiamo nella foresta al mattino presto assieme ad un ranger, purtroppo il cielo è molto nuvoloso e la luce lì sotto è veramente scarsa; difatti non sono riuscito a fare nemmeno una foto nitida. Tanto calmi, tranquilli e sereni sono sembrati i gorilla, tanto agitati, frenetici e rumorosi ivece sono stati questi scimpanzè. Si spostavano continuamente da un ramo all'altro, da un albero all'altro, salivano e scendevano in continuazione, ma soprattutto erano agghiaccianti le grida e le urla che emettevano. Oltretutto, a sostare nei pressi degli alberi dove salivano era pericoloso, visto che c'erano alte probabilità (anzi altissime visto che qualcuna di noi è stata centrata quasi in pieno) di essere colpiti dai grossi frutti che raccoglievano e lanciavano a terra dalla cima dei rami e che una volta scesi recuperavano per cibarsene.

Arrivare al parco delle cascate Murchison è stata quasi un'impresa. Lasciata la strada asfaltata, si percorre una lunga pista di terra rossa, la classica pista africana, neanche poi tanto brutta. E' incredibile come un pò d'acqua, una pioggerellina leggera ma insistente, possa trasformare una solida strada in una pista da sci, in cui la terra rossa si è tramutata in una gelatina simile al ghiaccio; il nostro bus perdeva aderenza ad ogni buca, ad ogni curva e ad ogni cambio di pendenza. Più volte siamo rimasti bloccati, e ogni volta abbiamo avuto bisogno degli aiuti dei locali per poterne uscire. Impossibile procedere. Persino a piedi era faticoso camminare senza scivolare. Ma quando piove veramente, cosa succede? Decidiamo di fermarci e dormire nel primo villaggio che incontriamo e per fortuna il giorno successivo il sole ha asciugato la pista. Procediamo senza problemi, ma lungo il percorso vediamo le conseguenze della pioggia del giorno precedente: grossi camion carichi di merce sono caduti nei profondi fossati di scolo dell'acqua. Ma chi andrà a tirarli fuori da lì?




Murchison Falls NP - Pitone

Appena entrati nel parco, nella foresta di Budongo, un incontro piuttosto insolito: ai lati della pista c'era uno splendido pitone che si stava riscaldando al sole. Purtroppo appena il bus si ferma, il pitone fugge attraversando la pista; ho fatto appena in tempo a estrarre la macchina fotografica dalla custodia e fargli alcune foto al volo. Peccato, perchè era proprio rivolto verso la mia direzione ed era completamente disteso. Anche qui abbiamo fatto una navigazione sul Nilo Vittoria, molto simile a quella fatta nel canale di Kazinga, fino ad arrivare a ridosso delle cascate Murchison.



Imaire De Poli e Margherita sono entrambi appassionati di viaggi, natura, animali e fotografia. Potete vedere le foto foto sul sito www.flickr.com/photos/30111600@N04.



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