| inviato il 03 Luglio 2018 ore 11:55
Nella fotografia di paesaggio spesso si sente la necessità di ottenere la massima profondità di campo per avere tutto a fuoco e, per riuscirci, ci si affida alla regola dell'iperfocale, oppure si mette a fuoco valutando empiricamente un punto a circa un terzo, oppure ancora si ricorre al focus stacking. Recentemente sono inciampato in QUESTO articolo che espone un approccio diverso al all'argomento. Secondo l'autore, la dimensione dell'oggetto nitido più piccolo è uguale al diametro dell'apertura utilizzata, come illustrato nel seguente schema:
Gli oggetti più piccoli di “ s „ non saranno resi nitidi. Dal punto di vista pratico, quindi, l'autore si limita a: 1)mettere a fuoco sul punto più lontano dell'immagine e 2)chiudere il diaframma al diametro dell'oggetto più piccolo che si vuole rendere nitido Ad es. se nell'inquadratura sono presenti in primo piano dei sassi di circa 10mm di diametro e stiamo utilizzando una lente da 50mm di lunghezza focale, per avere tutto a fuoco basterà mettere a fuoco sul punto più lontano e regolare il diametro dell'apertura a 5.6 (50/5.6=8,9). “ Set the focus at the distance of the most distant object. Then set the lens opening to the size of the smallest object to be resolved in the foreground. „ Ho capito giusto? |
| inviato il 10 Luglio 2018 ore 18:31
ti conviene scaricare questo JPEG drive.google.com/open?id=1uHeBeJOQiETtr9269pGzi-ZbNmpby53o che essendo un Foveon puoi ingrandire quanto vuoi. La macchina è una Sigma dp2m APS-C di quasi 15 Mpx. È stato scelto apposta f/16 che da un lato favorisce l'approccio Merklinger, dall'altro introduce un leggerissimo deterioramento dell'immagine dovuto alla diffrazione. In questo caso la diffrazione è pressoché invisibile. Il fuoco è stato fatto su infinito a schermo, manualmente. La dp2m monta un Sigma fisso 30/2.8. f/16 dovrebbe tenere a fuoco oggetti >30/16=~2mm. Non ci sono oggetti così minuti da "leggere", f/8 era sufficiente. I caratteri piccoli della targa della 600 sono perfettamente a fuoco, si indovinano anche le targhe delle auto parcheggiate. Prestazioni di questo tipo sono abbastanza fuori della portata di un Bayer, bisognerebbe usare una FF da 36 Mpx e un ottimo 45/50 mm per batterle. Le case sullo sfondo sono ben definite, non c'è traccia di aliasing, anche per merito di f/16 (la dp2m non ha filtro AA). Mettere a fuoco all'infinito ottico funziona perché i raggi sono il più parassiali possibile. Il metodo funziona meno bene se non metti a fuoco all'infinito. È ottimo per paesaggi dove hai montagne da descrivere sullo sfondo e steli d'erba, fiori, ciottoli anche a 1 m di distanza. Provare è questione di minuti, meglio su cavalletto, naturalmente Merklinger aveva pubblicato gli articoli su Shutterbug nel 1991-92, quando si era accorto che il circolo di confusione (ossia l'iperfocale) non lo soddisfaceva. Si aprono molti 3D sull'iperfocale senza considerare le risoluzioni disponibili attualmente. Il manualetto-pdf di Merklinger è questo: drive.google.com/open?id=1aIcjrBPI-JkJ0VOZwCLFNcF53Ip6mZBp |
| inviato il 10 Luglio 2018 ore 20:29
Senza avere mai letto l'articolo di Merklinger devo dire che anche io, facendo molta fotografia notturna di paesaggio, non sono mai stato soddisfatto dell'approccio Iperfocale. In fotografia notturna cerco sempre di non chiudere troppo il diaframma per ovvi motivi. Semplicemente seguendo il gusto personale preferisco solitamente mettere a fuoco all'infinito o il soggetto importante più lontano e rischiare di perdere un po' di nitidezza sugli oggetti più prossimi piuttosto che ricorrere all'iperfocale e, facendo pixel-peeping, vedere gli oggetti in lontananza poco definiti. Stampo raramente, ho fatto solo degli HD Books con Canon in formato A4, probabilmente in quelle dimensioni anche la leggera sfocatura dell'infinito dovuta all'iperfocale andrebbe sotto il circolo di confusione, ma la mia deformazione-monitordipendenza mi fa preferire l'altro approccio, quello di Merklinger. Grazie per il vostro contributo teorico Cosmosub e Vale, ora almeno posso "giustificarmi" di fronte agli "iperfocalisti", |
| inviato il 10 Luglio 2018 ore 22:59
Andrea se vai a vedere un foglio di specifiche di obiettivi Leica, ti sorprenderai che danno esempi di pdc in funzione di f/ dove a diaframmi semichiusi c'è più pdc focheggiando a una decina di m che a infinito. Evidentemente in Leitz si affidano a CoC (circolo di confusione). Lo stesso Merklinger con l'avvento del digitale si è un po' "addolcito". Certamente con l'avvento di obiettivi senza le solite scale, l'iperfocale è diventata meno pratica. Se invece te la calcoli da smartphone, mi spieghi come focheggi a 7.36 m? Che fai, ti procuri un laser sempre Leitz per le distanze? |
| inviato il 10 Luglio 2018 ore 23:18
Il problema dell'iperfocale è proprio quello. Hai bisogno di obiettivi manuali con una ghiera piuttosto precisa |
| inviato il 11 Luglio 2018 ore 9:17
@Valgrassi, ti ringrazio moltissimo per l'intervento e per la condivisione del manualetto, lo leggero avidamente! #Andrea, grazie anche a te per la tua esperienza (non avevo idea che ci fosse una sorta di diatriba in corso tra iperfocalisti e non). @Bernalor, esatto, il metodo di Merklinger rende più semplice l'utilizzo di ottiche 'moderne' (soprattutto di quelle m4/3 dove la ghiera della maf è spesso del tipo 'fly-by-wire'). |
| inviato il 11 Luglio 2018 ore 13:48
Nessuna diatriba Cosmosub però avevo letto in altre discussioni su juza che anche altri fotoamatori preferiscono focheggiare ad infinito quando usano grandangoli per panorami piuttosto che usare l'iperfocale. Per quanto mi riguarda nella fotografia notturna uso spesso obiettivi come il ts-e 24 mm Canon o il 35 mm f2 IS e la ghiera delle distanze della messa fuoco è praticamente inutilizzabile per l'iperfocale dato che tra i 3 mt e il nastro di Moebius simbolo dell'infinito c'è forse un millimetro di distanza. Si aggiunga che di notte spesso anche usando il live view alla massima apertura e luminosità è difficile capire se sei a fuoco e dove sei a fuoco, alla fine si fa quel che si può, mi porto dietro una torcia abbastanza potente e cerco di illuminare il soggetto che più mi interessa se è abbastanza vicino (in questo caso non metto a fuoco ad infinito) oppure uso dei lampioni in massima lontananza e cerco di mettere a fuoco quelli e ciò che illuminano (e qui l'approccio è più alla Merklinger). @ Valegrassi: in altra discussione qui su Juza c'era proprio uno che usava il laser da geometra per andare di iperfocale |
| inviato il 11 Luglio 2018 ore 13:51
Giò, che peccato che i costruttori non si siano ancora decisi ad implementare una funzione che consenta di impostare a display la distanza di maf. |
| inviato il 11 Luglio 2018 ore 14:26
“ implementare una funzione che consenta di impostare a display la distanza di maf. „ Mi pare la Zeiss avesse fatto qualcosa con i batis. |
| inviato il 11 Luglio 2018 ore 14:42
@Val, nell'approccio di Merklinger si dice di mettere a fuoco ad infinito. Ma a quanto corrisponde "infinito"? |
| inviato il 11 Luglio 2018 ore 14:49
“ Ma a quanto corrisponde "infinito"? „ Vabbè, di solito si intende l'oggetto più lontano che riesci ad identificare (montagne, orizzonte, etc.). |
| inviato il 11 Luglio 2018 ore 14:55
Con gli Zeiss su Canon l' infinito corrisponde ESATTAMENTE a fine corsa, poi si regola il diaframma alla bisogna. Il bello è che con le foto notturne, l' infinito lo becchi di sicuro. Giuro, non mi paga la Zeiss |
| inviato il 11 Luglio 2018 ore 15:02
Con le attuali ghiere di MaF che non hanno il fine corsa trovare il fuoco all'infinito sulla scala manuale è letteralmente impossibile. In un paesaggio per infinito si può intendere la linea delle montagne in lontananza, gli alberi in fondovalle, le case più lontane, se hai l'autofocus e sei di giorno non c'è problema, ma di notte se non ci sono elementi di luce artificiale le cose son più difficili, anche con i moderni sensori AF della Canon 5DmkIV |
| inviato il 11 Luglio 2018 ore 15:14
“ Con gli Zeiss su Canon l' infinito corrisponde ESATTAMENTE a fine corsa, „ non sono gli unici, anch'io tutto il mio corredo (tranne due ottiche) corrispondono all'infinito. Grande comodità! In quel caso le ottiche prima di essere vendute devono essere controllate e tarate una a una in modo molto preciso, e queste cose costano parecchio. Per quello che sono sempre meno marche a farlo |
| inviato il 11 Luglio 2018 ore 15:50
@Luxor3 “ Ma a quanto corrisponde "infinito"? „ Andrea mi ha umiliato definendo il simbolo di infinito "nastro di Moebius", pensavo di essere uno snob io, ma lui mi supera e mi sono ricordato che è uscito dalla Bocconi Sulla dp2m ho faticato a trovare l'infinito. È senza mirino, usi l'LCD come LiveView e MF. Ti trovi il nastro di Moebius lunghetto e devi decidere se scegliere sx, centro o dx. Ho scattato con le tre regolazioni e le case a 300 m venivano a fuoco un pelo prima del centro dell"otto coricato" (buona questa!). Per cui a QUELLA TEMPERATURA l'infinito poteva essere giusto in centro. Il problema dell'infinito si presenta quasi sempre quando monti adattatori che per forza di cose hanno tolleranze così così. Quando monto i Contax G e il Summicron 5cm (vedi quanto so' snob?) sulle Nikon 1 sono gli adattatori che mi muovono l'infinito, gli obiettivi in sé no, come giustamente osservato da Bernalor e Wladimiro (sei figlio di Marco?) qui nel 3D. |
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