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Jeanloup Sieff







user39791
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inviato il 30 Marzo 2017 ore 14:08

Figlio di genitori polacchi, inizia la professione di fotografo come reporter, negli anni cinquanta, ed ottiene riconoscimenti per il servizio sugli scioperi nelle miniere del Borinage Belga.

Passato alla fotografia di moda, collabora con le prestigiose riviste dell'epoca. Nei primi anni sessanta si trasferisce a New York, qui svolge servizi che lo renderanno sempre più popolare e che vedono personaggi del calibro di Alfred Hitchcock posare per lui. Trascorre in questa città pochi anni per poi tornare a Parigi.

Il suo nome viene legato alla fotografia di nudo. Anche in questo campo artistico, come negli altri, Sieff fa molto uso dell'obiettivo grandangolare spinto che conferisce un'impronta unica ed inconfondibile al suo stile ironico e mai volgare.

Attori, politici ed artisti hanno posato per lui. La luce morbida che illumina il viso, mentre il resto dei dettagli perde importanza, caratterizzano queste immagini. Tipica la vignettatura ottenuta in fase di stampa, procedimento che spesso il fotografo curava in prima persona.

A completezza artistica vengono i paesaggi immortalati dall'autore, celebri quelli della Valle della Morte ripresi nel 1977.

Sieff è stato un importante riferimento per moltissimi fotografi, la sua visione particolare attraverso il grandangolo ha influenzato l'approccio all'immagine di tanti artisti, specialmente a partire dagli anni settanta-ottanta.

Nella famiglia Sieff la tradizione viene proseguita dalla moglie, Barbara Rix, e dalla figlia Sonia Sieff.
it.wikipedia.org/wiki/Jeanloup_Sieff





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avatarsenior
inviato il 31 Marzo 2017 ore 11:24

Uno dei fotografi che scoprii (ormai più di 35 anni fa...) grazie alla «preziosa» collana della Fabbri I grandi fotografi .
Sieff mi ha sempre colpito per la capacità di attraversare generi diversi sempre con grande capacità e forza.
Per chi volesse approfondirlo - oltre eventualmente a cercare una copia usata del fascicolo della Fabbri - consiglio l'ottima (ed economica) monografia che la Taschen ha dedicato a questo fotografo.

avatarjunior
inviato il 31 Marzo 2017 ore 11:30

Grazie Filiberto, Autore che non conoscevo.

Ciao.

user39791
avatar
inviato il 31 Marzo 2017 ore 12:39

;-)

avatarjunior
inviato il 31 Marzo 2017 ore 14:36

Hai fatto bene a parlarne. Avevo già espresso la mia personale convinzione che Jeanloup Sieff fosse sicuramente il più elegante dei fotografi. Non so chi stampasse le sue foto, forse qualche volta lui stesso. Ho avuto il piacere di ammirarne qualcuna da un gallerista di Parigi. Era conosciuto per la sua preferenza all'uso di un Super Angulon da21mm su una Leica M.
Mi permetto un suggerimento: Bill Brandt merita una grande attenzione.
Grazie.

user39791
avatar
inviato il 31 Marzo 2017 ore 16:01

Bill Brandt merita una grande attenzione.
Già messo.;-)

www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=1687203

avatarjunior
inviato il 31 Marzo 2017 ore 16:58

Scusami.

avatarsenior
inviato il 31 Marzo 2017 ore 17:10

è un fotografo che mi piace tantissimo, è molto elegante e mi spiace non aver mai visto foto dal vero, ho a casa un libro che spesso sfoglio e trovo una grandissima cura nei suoi scatti ha indubbiamente una grandissima cura anche nella fase di post produzione oltre che in fase di scatto

avatarjunior
inviato il 31 Marzo 2017 ore 18:06

Labirint caro, ai tempi di Jeanloup Sieff, non esisteva lo postproduzione. Si usavano le vecchie care pellicole, si sviluppavano e poi si passavaall'ingranditore a fare acrobazie per fare buone stampe. Il chè voleva dire buon negativo, buon obiettivo per l'ingranditore, carta fotografica del giusto contrasto, sviluppo per carta fresco e con la temperatura giusta, giusta esposizione sulla carta, bagno di arrresto, bagno di fissaggio, buon lavaggio ed asciugatura. Era tutto più impegnativo e difficile. Essere bravi allora era qualcosa di eroico.

avatarsenior
inviato il 31 Marzo 2017 ore 18:23

Schermature e bruciature e lavorazioni in sviluppo che erano?
Dai su non fare finto tonto che sempre cosí si chiamava
Cito:
Jeanloup Sieff è tra i primi fotografi a dedicare tanta cura ed attenzione alla fase di post produzione, rivelando un abile utilizzo della mascheratura e della bruciatura delle stampe. Tecnica queste che gli consentono di restringere i bordi dell'immagine, così da mettere in risalto i dettagli e condurre lo spettatore all'essenza della sua fotografia

avatarjunior
inviato il 31 Marzo 2017 ore 20:49

Si, hai parzialmente ragione. Ma quella volta le schermature e bruciature erano poca cosa e chiamarle postproduzione mi pare un pò esagerato. Era un fatto puramente artigianale, cioè manuale. Era quasi impossibile fare due stampe uguali perchè nella seconda stampa una frazione di secondo in più o in meno la rendeva diversa dalla prima. Nella postproduzione a cui oggi siamo abituati tutto risulta più facile e controllabile in maniera rigorosa. La differenza consiste in questo. Ai tempi di Sieff contava molto la giusta esposizione ed il conseguente sviluppo. Il poi poteva aggiungere qualcosa per migliorare quello che era stato fatto bene. Le tecniche di oggi non sono paragonabili alle acrobazie che si facevano in camera oscura. Oggi ottieni buoni risultati con minore fatica e minore impegno.

avatarsenior
inviato il 31 Marzo 2017 ore 21:51

sono e non erano, post produzione, assieme alla solarizzazione, ai bagni con soluzioni particolari.
Post produzione. Accompagna la fotografia da sempre, dall'uso di carboncino, china e grafite a quello del click del mouse.

grazie Filiberto.

avatarjunior
inviato il 31 Marzo 2017 ore 22:02

Prendo atto di non essere in grado di spiegarmi.Forse.

avatarsenior
inviato il 31 Marzo 2017 ore 22:08

il negativo puoi paragonarlo al raw.
da tutti e due puoi post produrre 1000 risultati finali tutti diversi, sia in camera oscura sia a monitor sul pc.

avatarsenior
inviato il 01 Aprile 2017 ore 11:21

Adoro Sieff!

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