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Chema Madoz







avatarsenior
inviato il 09 Marzo 2017 ore 17:55

Chema Madoz ha studiato Storia dell'arte all'Universidad Complutense de Madrid fra 1980 e 1983. Ha abbandonato un lavoro sicuro in banca, che non lo soddisfaceva, per dedicarsi a costruire metafore artistiche. Le sue immagini influenzate dal surrealismo e dalla poesia visiva, riflettono un universo magico dove gli oggetti non sono mai quello che sembrano essere. Chema Madoz riesce a catturare gli elementi della quotidianità ridando loro nuovi significati ed esplorando nuove possibilità.
Le sue opere giocano con l'illusione ottica e col paradosso della comprensione. Ogni oggetto nasconde molteplici sfumature. Madoz si converte in scultore: attraverso semplici modifiche riesce a donare a forme conosciute una nuova essenza. Gli oggetti cambiano la loro realtà per crearne una nuova.
Col tempo Madoz ha eliminato tutto ciò che sta intorno alla fotografia: l'ha spogliata dai suoi accessori, dal colore e dalla contestualizzazione, lasciando l'oggetto nudo nella sua nuova realità.
L'opera di Madoz rifiuta l'uso della tecnologia:“lavorare in analogico ti fa stabilire un vincolo con la realtà- dice il fotografo- che non raggiunge la fotografia digitale, che è qualcosa di facilmente modificabile; a me interessa rendere le modifiche realtà”


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user39791
avatar
inviato il 09 Marzo 2017 ore 18:09

Fotografo che mescola in modo perfetto l'arte concettuale con il senso dell'umorismo, riuscendo a creare un mondo poetico tutto suo. Ottima segnalazione.

user105183
avatar
inviato il 09 Marzo 2017 ore 19:30

Qui un'intervista rilasciata al quotidiano "El País" nel 2015:
elpais.com/elpais/2015/02/27/eps/1425043584_053684.html

Una delle risposte più paradigmatiche secondo me è questa:

- Il paradosso è che con le sue opere gioca sempre a ingannare.

- Sì, però non mi faccio aiutare dall'ottica. Cerco di avvicinarmi il più possibile alla visione dell'occhio per sovvertire la realtà all'interno del suo stesso terreno. E sottolineare in modo semplice tutto ciò che si muove nel territorio di ciò che consideriamo la realtà.

avatarsenior
inviato il 09 Marzo 2017 ore 19:44

L'opera di Madoz rifiuta l'uso della tecnologia:“lavorare in analogico ti fa stabilire un vincolo con la realtà- dice il fotografo- che non raggiunge la fotografia digitale, che è qualcosa di facilmente modificabile; a me interessa rendere le modifiche realtà”


Questa mi pare una cagata, comunque non lo conoscevo e le foto sono proprio belle!

avatarsenior
inviato il 09 Marzo 2017 ore 23:18

Tra quelle proposte ne manca una interessanteMrGreen
Non lo conoscevo comunque bella segnalazione. Un'artista che usa la macchina fotografica per produrre le sue opere.

avatarsenior
inviato il 10 Marzo 2017 ore 0:08

Un genio a dir poco: idee fantastiche e realizzazioni impeccabili, secondo me.
Grazie per la condivisione

avatarsupporter
inviato il 10 Marzo 2017 ore 0:28

E' uno dei miei fotografi preferiti. Bravo Labirint.
Faccio presente che per vedere altre immagini prodotte dalla grande creatività di Madoz, oltre a quelle evidenziate da Labirint, basta andare al link: www.chemamadoz.com
Credo che sia irrilevante la scelta di usare o non usare la postproduzione. L'idea creativa in Chema Madoz è talmente dominante e distintiva che poteva anche rappresentare le sue idee con uno schizzo su un fazzoletto del bar per risultare geniale. La forma fotografica che ha scelto semplicemente lo supporta nell'aumentare il realismo, ma sono le idee che risultano imbattibili: semplici e geniali (es.: la scala appoggiata allo specchio o il fiammifero sulle venature del legno)

avatarsenior
inviato il 10 Marzo 2017 ore 6:35

Beh anche i piatti sul tombino lo trovo geniale

avatarjunior
inviato il 10 Marzo 2017 ore 11:51

Molto interessante, non lo conoscevo.
Grazie Labirint.

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