| inviato il 21 Novembre 2016 ore 17:53
Mi capita spesso di imbattermi nell'espressione ambiente controllato. Ma cosa è per voi? Scattare in oasi o preparare posato i per aiutare le specie a cacciare o pescare non è la stessa cosa? Se prepariamo un posto per far posare un Martino non è la stessa cosa di mettere una carcassa per un rapace? E se si usa un richiamo? Siamo tutti sbagliati o sono giusti solo coloro che hanno tempo e denaro per girare? Cosa ne pensate? |
user102516 | inviato il 21 Novembre 2016 ore 18:16
Non posso permettermi (a livello di costi) di fare avifauna ma se la facessi: Eccetto usare un animale morto per attirarne uno vivo ammetto qualunque cosa, seminare granaglie, costruire appoggi artificiali, tutto, purchè sia nel rispetto e a favore degli animali e senza disturbarli più di tanto. |
user17361 | inviato il 22 Novembre 2016 ore 19:41
Belle domande......senza entrare nello specifico, a grandi linee si può far tutto basta che l'essere vivente che vogliamo fotografare possa svolgere le sue normali attività col minor disturbo possibile. Nei vasi da te citati del Martino non ci trovo nulla di male, ne traggono un vantaggio entrambi, lui caccia tu scatti, nel caso di mettere un animale morto dipende, se lo hai trovato morto è un conto, se lo hai ucciso un altro, che non approvo. I richiami da quel che ne so possono essere pericolosi: www.meteoweb.eu/2013/06/birdwatching-i-richiami-per-gli-uccelli-usati- Infine un oasi per quanto grande possa essere non è un ambiente libero, gli animali non possono uscire da lì, in libertà è diverso, è vero che il Martino se gli prepari un posto per la caccia viene......ma prima lo devi trovare, e non è detto che voglia venire sul tuo posatoio se ne ha già di diversi lungo il fiume. |
| inviato il 23 Novembre 2016 ore 15:27
Io fotografo tanto nelle oasi, purtroppo non ho il tempo necessario ne il denaro per spostarmi in luoghi dove gli animali vivono liberi, preferirei anche io stare giornate a caccia di uno scatto perfetto di un qualsivoglia animale, ma non mi é proprio possibile. Le oasi, spesso, hanno programmi di salvaguardia delle specie animali, quindi perché non andarci? Se sono a pagamento, come L'oasi di sant'alessio, per esempio, si paga una piccola cifra che poi servirà al mantenimento della struttura e soprattutto degli ospiti che custodisce, la trovò una cosa splendida. |
| inviato il 23 Novembre 2016 ore 16:02
Elia,io mi sono espresso molte volte su questo argomento,poi ognuno fa quel che vuole nei limiti della legge. comunque ambiente controllato è in genere un luogo dove il soggetto è privo di libertà. il bayerischer e l'oasi di sant alessio sono ambiente controllato,i capanni spagnoli o le oasi lipu no -mettere posatoi non fa danni,vedendo poi cosa combina l'uomo... -uso dei richiami limitato va anche bene,l'importante è evitare l'abuso e non stressare gli stessi soggetti tutti i giorni. teniamo anche presente che i richiami funzionano su pochissimi soggetti e fanno scappare molti altri quindi il punto non è tanto il danno quanto l'efficacia...bastassero i richiami sarebbe tanto facile -mettere una carcassa per un rapace è fare danno ed è anche un reato... infatti i capanni spagnoli o quelli skua hanno particolari permessi e quindi in regola. se lo metti tu e ti beccano passi grossi guai. perchè??? perchè i predatori sono pochi e la natura li ha eletti ad un mestiere,catturare altri animali per controllarne il numero. eliminare esemplari malati,vecchi,feriti.in questo modo quelli sani potranno proliferare e mantenere al meglio il dna della specie. se noi sfamiamo i predatori artificialmente questi non faranno il proprio lavoro e sarà come spezzare la catena ecologica. guarda quanti corvidi abbiamo,un'invasione.questo è anche (e non solo) dovuto al fatto che abbiamo pochi astori. ora immagina centinaia e centinai di fotografi che si fanno il proprio carnaio in tutta italia...il danno sarebbe drammatico. per questo motivo non troverai nessuna foto nelle mie gallerie fatta con questo sistema. diverso è sostenere i passeriformi nel duro inverno con sementi o altro.... qui il danno alla catena ecologica non lo vedo. non mi risulta che abbiamo eccesso di passeriformi salvo gli storni. ovviamente IMHO,e che ognuno si regoli in base alla propria coscienza |
| inviato il 23 Novembre 2016 ore 21:56
D'accordo con Steff. A Colo500: abiti a Lecco e vai a Sant'Alessio; i monti della Valsassina ti chiederebbero meno tempo (visto che li hai alle porte, anzi li vedi da casa sicuramente) e nessun esborso di denaro. Certo, le uscite a vuoto iniziali sarebbero non poche ma alla fine i risultati arriverebbero. Così per le Orobie; prova. Vedo dalla gallery di Camoscio che tutte le pernici bianche ed i forcelli vengono appunto da quei posti, come probabilmente anche gli altri soggetti. |
| inviato il 23 Novembre 2016 ore 23:15
Quoto in toto Stefano sopra, meglio chiarire i concetti, ambiente controllato gli animali non sono liberi, nel caso di Sant Alessio, i volatili che sono comunque liberi sono diventati stanziali perchè puntualmente riforniti di cibo. Nelle oasi Lipu i soggetti per la maggior parte sono liberi, a parte gli allevamenti nelle vasche tipo Raccongi, molti diventano stanziali perchè trovano condizioni di abitabilità idonee al loro ciclo vitale, un ambiente sicuro e protetto dai cacciatori, anche se spesso andrebbero protetti anche dai fotografi. Normalmente non sono riforniti di cibo, per cui a parte capanni già predispoti per il birdwatching e i fotografi, i soggetti sono comunque liberi di scegliere dove posarsi o sostare. Sul rifornire i rapaci di cibarie è un discorso molto particolare, ci sono tanti fattori da mettere in campo, certamente non approvo in alcun modo le esche vive e mai ci andrei a fotografare. Sul rinfocillare i passeriformi, non ci trovo niente di male e può essere un aiuto concreto a sostenerli nei mesi invernali, il tutto sempre rispettando i loro spazi ed evitando di farli diventare facili prede per cacciatori o predatori naturali. L'avere poco tempo libero o non poter viaggiare in paesi esotici per dedicarsi a questo hobby non deve diventare una colpa, le oasi Lipu sono un buon punto di appoggio se non si riesce a fare altro come i capanni a pagamento, ma come dice francesco sopra, ci sono anche altre possibilità completamente naturali, spesso più appaganti, in ogni caso la scelta deve essere libera sempre nel rispetto dell'ambiente e dei suoi abitanti, perchè molto spesso con la scusa del "Wild", ho visto comportamenti da censurare in toto, per non dire di peggio. |
| inviato il 24 Novembre 2016 ore 3:59
Non ho detto che non vado a fotografare nelle mie zone, anche se comunque abito dalla parte opposta alla valsassina, sono quasi a Monza, però ci posso andare raramente per motivi di tempo, semplicemente non ne ho, in settimana non so se ritorno a casa la sera, e se ci torno ho solo il tempo di dormire e poi torno al lavoro, nel fine settimana sono a casa poche ore spesso e volentieri, quindi devo adattarmi anche al posto dove mi trovo e dove mi conviene andare. Spesso le oasi, a pagamento e non, sono per me una scelta obbligata, anche perché viaggio sempre con la mia fidanzata e preferisco si diverta anche lei oltre me. |
| inviato il 24 Novembre 2016 ore 4:02
In questo senso ok?. |
| inviato il 24 Novembre 2016 ore 8:40
“ il bayerischer e l'oasi di sant alessio sono ambiente controllato,i capanni spagnoli o le oasi lipu no „ Per i primi due potrei essere d'accordo, per i secondi ci sarebbe da discutere. La domanda iniziale non chiede se è o non è lecito o etico fotografare in ambienti controllati, ma solo sapere che cosa si intende per "ambiente controllato". A ben considerare il termine "ambiente controllato", si potrebbe dire che è "controllato" tutto ciò in cui l'uomo effettua un, se pur minimo, controllo. Quindi, se recinto un'area, se metto dei capanni, se predispongo del cibo, se faccio le pulizie, se faccio pagare un biglietto d'ingresso, se predispongo delle protezioni, in un certo modo creo un "ambiente controllato". Certo, gli animali possono venire in quel posto e fermarsi o meno a loro piacimento, però l'uomo "predispone" e quindi "controlla". Ben diversa è la situazione nella quale si gira liberamente in boschi, prati, lagune e mare e ci si imbatte in animali "veramente" liberi. Faccio un piccolo esempio: passeggiando, un inverno passato, nelle campagne intorno a dove abito ho visto e fotografato un martin pescatore infreddolito in mezzo alla neve. La foto non è certo una meraviglia, inconfrontabile con quelle che si trovano nelle gallerie di questo forum, ma l'animale era veramente libero. Non dico che ci sia del male a predisporre un secchio con dei pesci in modo che il martino si tuffi sempre nello stesso posto, ma, anche se è il martino a decidere se venire o meno, non potete dirmi che non si tratta di un "ambiante controllato". La stessa cosa vale per i capanni, perché nella stragrande maggioranza dei casi non ci si limita a predisporre il capanno, ma si mette poi anche il cibo, i rametti dove il pennuto di turno deve posarsi, si tolgono le cose che disturbano la foto e via dicendo. |
| inviato il 24 Novembre 2016 ore 9:41
Dal momento che, effettivamente, il confine e' molto sottile (e personale), io cerco sempre di mettere nella didascalia il luogo e le condizioni in cui ho fatto la foto. Lascio quindi decidere a chi la osserva se considerare l'ambiente controllato oppure no. |
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