Vita in garzaia
Vita in garzaia , testo e foto by
Claudio Cortesi. Pubblicato il 11 Luglio 2023; 8 risposte, 1830 visite.
La prima volta che mi portarono in una garzaia avevo trent'anni. Da Roma ci spostammo a Milano, e da lì partivamo ogni mattina per una località sul fiume Po a circa un'ora di macchina dalla città. Alberi altissimi, in prevalenza pioppi salici e ontani, che su una grande isola ospitavano una numerosa colonia di ardeidi. Era vietato avvicinarsi e dovevamo rimanere sulla strada che percorreva l'argine per fotografare gli ardeidi sullo sfondo del cielo azzurro. Era impossibile riprendere la colonia con immagini significative a causa della distanza.
Recentemente, percorrendo un territorio del sud, ho avvistato una specie che non avevo mai visto in quella provincia, né in inverno né in estate. La prima volta pensai si trattasse di marangoni minori che da sempre nidificano in quei luoghi, poi notai la forma più slanciata del corpo e il caratteristico becco ricurvo del mignattaio. I percorsi erano sempre gli stessi, a intervalli regolari. Feci i miei soliti giri, notando la presenza sui pascoli e nei terreni a riposo di molti più insetti e di zone paludose per l'abbondanza straordinaria di piogge cadute quest'anno praticamente in tutte le stagioni. Triangolando i percorsi dei mignattai, mi diressi verso il mare e individuai in lontananza numerosi guardabuoi e garzette su una pineta costiera. Mi avvicinai lungo una strada d'accesso a un campo e individuai i mignattai che partivano regolarmente dalla colonia per farvi ritorno dopo 15 o 20 minuti.
L'eccitazione era grande e la presenza della specie mi galvanizzo' più delle sgarze ciuffetto e delle nitticore che da sempre fotografo in primavera. Aspettando pazientemente in macchina all'ombra di due grandi alberi, individuai i percorsi abituali di questa specie e presi nota mentalmente di un paio di punti in cui intercettarli avendo la luce alle spalle. Certamente in estate col sole che sale veloce sull'orizzonte, sarebbe stato difficile riprendere in volo i mignattai mostrando tutta la bellezza delle sfumature di colore delle ali, considerato che volavano a non meno di venti metri da terra.
A metà pomeriggio imboccai la strada padronale che conduceva direttamente al gruppo di pini che ospitava la colonia. I terreni erano in parte a riposo, grazie alle nuove norme europee a difesa della biodiversità. Numerosi colombacci volavano su questi terreni cercandovi cibo e un potente coro di cicale si sentiva in lontananza. Percorsi la strada quasi fino al mare dove, pagando per il parcheggio all'ombra dei pini, si poteva accedere ai servizi di spiaggia. C'era un uomo che riscuoteva i pagamenti, perciò mi fermai e gli spiegai che volevo fotografare la colonia. A questo punto questa persona mostro' un atteggiamento ostile dicendomi che quello era un terreno privato e che era vietato fare fotografie. Gli assicurai che avrei pagato il parcheggio senza che questo cambiasse il suo malumore verso la colonia, che col suo lezzo di guano riduceva la presenza di turisti da quattro anni a questa parte. Allora gli parlai della Spagna e degli altri paesi europei dove un fotografo pagava da 70 a 100 euro al giorno per fotografare. Questo cambio' alquanto il suo atteggiamento. E, tornando indietro lungo la strada, arrivammo alla porzione di pineta che ospitava la garzaia.
Incredibilmente gli uccelli avevano scelto gli alberi che erano vicini alla casa di proprietà del contadino che, durante l'estate, aumentava i suoi guadagni con le attività di spiaggia. La cosa incredibile è che le pinete costiere difficilmente superano i dieci metri di altezza e che la casa, tramite una comoda scala esterna, conduceva a una terrazza che all'altezza di 6 metri stava proprio all'altezza della colonia. Sfoderai la mia parlantina da venditore e gli spiegai che si potevano allestire almeno 8 postazioni per fotografare la colonia comodamente all'ombra e che si potevano incassare almeno 500 euro al giorno dai fotografi. Ovviamente sarebbe stato utile collegarsi con Lipu o WWF per valorizzare con materiali e fotografie il sito. Per farlo conoscere sarebbe stato necessario aprire un sito in internet e studiare come entrare in contatto con i fotografi, italiani ed europei: famiglia in spiaggia mediterranea e fotografi al lavoro davanti alla garzaia. Gli occhi dell'uomo si commossero e mi invitò a scattare foto alla garzaia nei giorni successivi.
Le garzaie italiane sono triplicate da cinquant'anni a questa parte, superando ormai quota 200. Il contadino mi ha spiegato che i primi ardeidi a frequentare l'area sono stati gli aironi guardabuoi. In origine venivano solo per dormire ed erano presenti in tutte le stagioni, ma da qualche anno hanno iniziato a nidificare. I tutta la penisola la specie è in forte aumento, complice l'aumento di aree abbandonate dell'agricoltura (in pianura e in bassa montagna) e l'aumento dei terreni dedicati all'allevamento brado dei bovini. Quarant'anni fa incontravamo i guardabuoi solo in Francia e Spagna, solo eccezionalmente nel bel paese. Oggi sono molto diffusi anche da noi e accompagnano al pascolo buoi, cavalli e greggi di pecore, indifferentemente.
Attirati dalla presenza dei guardabuoi, sono arrivate altre specie di ardeidi, la garzetta, la nitticora, la sgarza ciuffetto, e dulcis in fundo anche una decina di coppie di mignattai.
Sull'ampio terrazzo della casa colonica il movimento dei genitori e l'attività sociale dei pulli era straordinariamente intensa. Era agevole fotografare in volo anche sullo sfondo delle verdissime fronde dei pini, in grande salute grazie alla continua concimazione del suolo col guano della colonia. La prima cosa che mi saltò all'occhio era il continuo batter di ali dei pulli che, in assenza dei genitori, si spostavano in ampio raggio all'interno della garzaia. Quando una garzetta tornava agitava le ali richiamando i suoi piccoli che si avvicinavano prontamente e afferravano anche in due contemporaneamente il becco del genitore scuotendolo energicamente per stimolare il rigurgito. Le prede portate dalle garzette erano gambusie, come si nota nella fotografia qui sotto. All'arrivo di un genitore, i piccoli di altre coppie non provavano nemmeno ad avvicinarsi, credo che il riconoscimento avvenga sulla base delle caratteristiche del "timbro" di ogni individuo. A quel punto il batter d'ali di genitori e figli si faceva più intenso, e i piccoli si avvicinavano per il pasto. Credo che esista anche un preciso ordine di imbeccata, stabilito in base al "confronto" diretto tra pulli.
Come è noto dallo stesso nome, le nitticore (dal latino nictycorax, corvo notturno) hanno di solito una attività notturna, ma durante la nidificazione le ho viste andare e tornare come le altre specie in pieno giorno. Si tratta di una situazione straordinaria, con una grande confidenza tra uccelli e esseri umani, il responsabile mi ha riferito che qualche bambino ha catturato un pullo portandolo in spiaggia. I pulli infatti scendono spesso a terra e vagano esplorando fino alla strada che porta alla spiaggia. Questo ovviamente pone problemi non solo di sicurezza dei piccoli, ma anche di possibilità che i bambini vengano feriti dai becchi affilati degli ardeidi, o peggio di essere punti da qualche loro parassita, con possibilità di contrarre pericolose infezioni. L'ultima sera ho fatto una lunga chiacchierata col proprietario del terreno, mostrandogli le fotografie realizzate sulla terrazza e sondando la possibilità di creare un percorso attrezzato per birdwatching, con fotografie delle specie nidificanti e il supporto degli enti locali come la regione col suo assessorato all'ambiente. Nel sud si scontrano purtroppo molte entità con interessi in contrasto che spesso creano problemi sia alle attività umane che alla gestione delle aree di alto interesse naturalistico.
In particolare il proprietario del terreno temeva che qualche autorità potesse creargli problemi per l'attività di spiaggia. A questo punto bisogna agire con grande prudenza, perché in Italia attività fotografiche come i capanni a pagamento sono spesso osteggiate dalle autorità competenti anziché aiutare, come in Spagna e in Finlandia, i proprietari a realizzare profitti dal turismo naturalistico, cosa che li trasforma nei migliori protezionisti. Ad esempio in Spagna sono le guardie forestali che autorizzano il proprietario di un capanno a predisporre carnai che attirano i rapaci o i mammiferi come lupi e orsi, controllando e a volte fornendo la carne adatta alla loro sana alimentazione. Questo perché l'evoluzione del protezionismo è la conservazione, che prevede l'organizzazione di attività umane che siano insieme remunerative per le popolazioni locali e accettabili per la conservazione, come appunto i capanni fotografici. Abbiamo perciò concordato di rivederci a fine stagione per poter mettere insieme un programma di incontri con persone adatte a far conoscere e sviluppare questo interessantissimo sito per dare ai tanti fotografi interessati la possibilità di scattare immagini come quelle che sono pubblicate in questo articolo.
Dopo tutto credo sia possibile mettere insieme una discreta squadra di persone motivate e competenti per riuscire a realizzare in una zona del sud con un bellissimo mare anche un'attività di hosting che richiami fotografi non solo italiani ma anche da tutta Europa. Così tra splendide sessioni fotografiche alle prime e alle ultime luci del giorno, si potrà affiancare vita di spiaggia nelle ore centrali oppure visitare le attrazioni naturalistiche e umane come paesi e santuari nelle ore più calde. Non ho mai fatto questo per lavoro, ma durante i miei viaggi fotografici in Italia ho conosciuto molte persone che eroicamente e spesso con risultati straordinari hanno contribuito alla valorizzazione delle nostre bellezze naturali.
Risposte e commenti
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| inviato il 20 Settembre 2023 ore 8:00
Articolo molto interessante, corredato da foto meravigliose! Grazie Claudio! Un saluto Nicola |
| inviato il 20 Settembre 2023 ore 9:02
Grazie a te Nicola, mi fa piacere che ti sia piaciuto. |
| inviato il 20 Settembre 2023 ore 11:22
Ciao Claudio, molto interessante e abbellito da foto riuscite. Anche dalle mie parti qualche garzaia spontanea si trova, ma di dimensioni minori e spesso più disagevole ad arrivarci (il che può essere un bene). I Guardabuoi ormai son dappertutto grazie alle loro capacità adattative: spesso pascolano ad insetti e d'inverno li sostituiscono coi ragni. E naturalmente la presenza di una specie può attirarne altre; soprattutto gli Ardeidi stanno spesso in gruppi variegati. Mignattai più rari, a volte assieme alle Spatole. Il progetto può essere interessante, anche se impegnativo. Sulla Spagna: ci sono un sacco di posti dove fotografi bene senza necessità di pagare un capanno organizzato (modalità che non amo molto). Studio del territorio (su Maps semplicemente) e qualche informazione su internet aiutano moltissimo. A Donana le visite all'interno del Parco sono solo a pagamento e non so quanto redditizie, visto che generalmente si fanno in gruppo. Però i confini del Parco sono molto ricchi di avifauna e capanni gratuiti (anche se la siccità di maggio ha un po' danneggiato le mie previsioni). Certo, trovare la Lince rimane un sogno in questa maniera. Un saluto. |
| inviato il 20 Settembre 2023 ore 18:58
Ciao Mauro, mi fa piacere il tuo contributo. Anch'io ho sempre preferito di viaggiare poco, e di approfittare dei viaggi che fanno gli uccelli periodicamente (). Siamo appassionati di fotografia in ambiente libero, perciò disdegnamo i capanni a pagamento. In realtà frequentando sempre gli stessi luoghi si possono fare scoperte nuove, e avere occasioni di fotografie che non avevamo mai fatto. |
| inviato il 20 Settembre 2023 ore 23:38
Grazie Claudio per aver condiviso questo articolo, ti faccio i complimenti! Buona luce! Ciao Giovanni |
| inviato il 24 Settembre 2024 ore 10:08
Bellissimo racconto con foto super Massimo |
| inviato il 24 Settembre 2024 ore 10:22
Bell'articolo, simpatica la parte del proprietario/parcheggiatore abusivo “ Questo perché l'evoluzione del protezionismo è la conservazione, che prevede l'organizzazione di attività umane che siano insieme remunerative per le popolazioni locali e accettabili per la conservazione” Questo invece non lo condivido molto, invece di antropizzare continuamente direi che lasciare un po di spazio anche ad altri esseri viventi potrebbe essere un bene.. non che sia contrario a queste attività se gestite bene. |
| inviato il 24 Settembre 2024 ore 11:26
In realtà il campeggio è l'attività di spiaggia esistono in quel luogo da più di trent'anni. La garzaia invece si è stabilita lì, nell'area adibita a parcheggio, solo da pochi anni. Lamahd Massimo Jii Grazie per I vostri commenti |