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Video ne ho visti e anche letto spiegazioni scritte; il senso è chiaro: è lo spazio che si espande e non i singoli "oggetti" che si espandono. Ma anche così, il paradosso è che vengono comunque tirate in ballo cause che hanno a che fare con la composizione di ciò che "riempie" quello spazio ("oggetti" visibili e non), non con le caratteristiche dello spazio in quanto tale: energia oscura, e quindi anche materia oscura, che contrasterebbe la gravità per quanto riguarda l'accelerazione attuale; inerzia (che perciò è legata alla materia) per quanto riguarda la fase iniziale. Di fatto questo porta ad immaginare che, per quanto esteso possa essere, l'Universo non sia infinito; ma soprattutto, tutto questo porta a credere che l'ipotesi del "panettone con le uvette" (o magari una pizza che viene stesa e allargata su un piano prima di condirla e infornarla; la forma reale è ininfluente) non sia solo un espediente per renderne una visualizzazione mentale, ma che sia fisicamente molto più realistica di quanto non si creda, con l'unica differenza che il tempo, in questo caso, diventa un fattore importante per decifrare le osservazioni compiute su queste distanze, mentre nelle misurazioni compiute entro la dimensione dell'orizzonte terrestre è ininfluente. Se le cose stanno così, un centro dell'Universo c'è, eccome. Personalmente ritengo più vicino al concetto di "espediente" l'idea che l'Universo occupi una superficie sferica (che tra l'altro è solo una delle ipotesi, non l'unica).
C'è da dire, tuttavia, che l'ipotesi di un Universo bidimensionale e spalmato sulla superficie di una sfera (supponendo quindi una curvatura spaziale positiva) è quello che più di tutti dimostra che esiste un centro dell'Universo, anche se in questo caso la dimensione utile a questa dimostrazione non è spaziale (lo diventa se poniamo che l'Universo sia tridimensionale e perciò occupi anche l'interno della sfera), ma temporale: la fig. 10 del link qui sotto mostra che l'espansione dell'Universo avverrebbe effettivamente in modo omogeneo in tutte le direzioni, ma che tutte le direzioni partono da un unico punto Origine. Quello che non mi quadra di questa idea di un Universo spalmato sulla sola superficie di una sfera (che comunque, dove viene utilizzata viene sempre specificato che si tratta di una "semplificazione", non necessariamente della realtà sull'effettiva geometria dell'Universo) è il fatto di volerlo ridurre a due sole dimensioni spaziali.
Al momento vi sono osservazioni recenti sulla radiazione di fondo che confermerebbero l'isotropia dell'Universo, ma ve ne sono di ancor più recenti che insinuano il sospetto che possa essere anisotropo. Insomma non è che ciò che diciamo oggi sull'Universo lo possiamo dire in forma "affermativa"; rimangono tutte supposizioni, anche perché quello che i recenti satelliti possono realmente osservare rimane comunque una "regione" dell'Universo, non l'intero (l'isotropia "complessiva" dell'Universo non nega che alcune regioni possano essere anisotrope, anche perché vorrebbe dire che abbiamo già raggiunto la "morte termica" o le siamo molto vicini). D'altra parte, se l'Universo fosse realmente "spalmato" sulla superficie di una sfera, il fatto che osservando l'Universo questo ci appaia isotropo in tutte le direzioni non sarebbe dovuto a reale isotropia (che dovrebbe riguardare la struttura dell'Universo nel "medesimo tempo"), ma al fatto che, osservando nella direzione perpendicolare alla tangente della superficie della sfera, quello che vediamo sarebbe una porzione di Universo com'era milioni o miliardi di anni fa, mentre "ora" in quella zona ci sarebbe il nulla. Si potrebbe obiettare che ciò che vediamo in quella direzione sia solo l'effetto dell'estrema curvatura della radiazione luminosa, che ci mostra perpendicolare ciò che in realtà è laterale all'osservatore, ma se l'Universo fosse realmente bidimensionale, anche la luce potrebbe essere incurvata solo seguendo la superficie della sfera, non su un piano perpendicolare (che per definizione introduce la terza dimensione), quindi in quella direzione non vedremmo nulla o addirittura avremmo qualche impedimento ad effettuarvi qualunque tipo di osservazione (cioè non vedremmo nemmeno uno spazio vuoto e nero).
Rispondendo ad un MP sull'argomento, mi è venuta questa riflessione: a mio avviso uno dei punti nodali per affrontare la questione è il "vuoto quantistico", che sarebbe di fatto un perenne stato di indeterminazione (vedi il Principio di Heisenberg), quindi non sarebbe "vuoto" nel senso comune del termine, ma un'assenza di qualunque manifestazione osservabile e misurabile. L'idea che l'Universo sia infinto sottende che anche il "vuoto quantistico" non possa esistere al di là della dimensione dell'Universo stesso; questo spinge a porsi un'altra domanda: ma allora, il "vuoto quantistico" poteva esistere prima del Big Bang, cioè prima della nascita di quell'Universo di cui non può superare la dimensione?
Se la risposta è affermativa, allora non c'è nulla che dica che il "vuoto quantistico" non possa essere tuttora più esteso dell'Universo, quindi quest'ultimo può benissimo "non" essere infinito, ma avere una dimensione "finita" e in espansione.
Se invece la risposta è negativa, allora si che diventa un casino (almeno per gli atei )
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