| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 11:09
“ Alla fine si capisce che ami le tue soviet ne più ne meno come chi ama le Leica, o le Porsche, o l'impianto hi-fi, o le armi, i cavalli, la pesca, le bici o le moto ecc... „ non è così ma fa niente ... inutile cercare di spiegarlo; però magari qualcuno ci arriva. |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 13:06
Cito da Bibols: “ ...passa la voglia di intervenire, arriva sempre dopo di te il più bravo a dire la sua... „ Scusami, ma da parte mia nessuna voglia di fare "il più bravo a dire la sua". E mi scuso per l'off-topic, in deviazione dall'argomento sulla nuova Leica in edizione limitata. Io uso la Pentacon Six dagli anni 80; Nel giro di pochi anni, la corredai di ottiche ed accessori, e mi ha sempre dato ottime soddisfazioni. La ho anche impiegata -ed in maniera intensiva- in un lavoro di catalogazione e documentazione, presso uno scavo archeologico, dove con essa eseguii, nell'arco di un mese e mezzo, qualche centinaio di scatti, tra negativi B/N ed Ektachrome, nel 1999. Cito ancora: “ E a proposito del difettuccio di cui parlavo ecco qui: „ ">www.nadir.it/ob-fot/PENTACONSIX/pentaconsix01.htm „ L'estensore dell'articolo, il pur bravo Giardiello, purtroppo deve essersi basato su dei "sentito dire", perché il distanziamento dei fotogrammi non è governato da una "frizione" sottostante la leva di carica. In una prima serie di tali fotocamere, semplicemente, il meccanismo non si rivelò così efficiente, tanto che la fabbrica apportò una modifica meccanica segnalata nei manuali di manutenzione; in maniera tale che volendo, essa potesse venire applicata anche agli apparecchi di prima serie. Poi, si sa, si tende a generalizzare ed a raccogliere le chiacchiere che girano in rete su questa fotocamera il cui principale difetto fu quello di costare poco. Il sito www.pentaconsix.com è notissimo e molto dettagliato ed interessante. Io ho voluto citare la pagina dedicata alla Praktisix/Pentacon Six realizzata in www.zeissikonveb.de, perché in esso gli autori, ottimi conoscitori di meccanica e costruzione delle fotocamere, ne forniscono dettagli fino a poco fa sconosciuti ai più e dove la questione avanzamento-distanziamento dei fotogrammi, è perfettamente descritta e spiegata. A noi utenti finali spetta però sempre prima leggere il libretto di istruzioni (fondamentale, tanto per la Pentacon Six, quanto per la Kiev-88). Quando a qualche mercatino prendevo in considerazione una Kiev-88, la controllavo e scattavo tutti i tempi, che cambiavo solo dopo aver caricato l'otturatore (libretto di istruzioni, ripeto!). Con simpatia, Enzo |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 13:19
“ Poi, si sa, si tende a generalizzare ed a raccogliere le chiacchiere che girano in rete su questa fotocamera il cui principale difetto fu quello di costare poco. „ Esattamente ... estenderei il concetto anche ad altre fotocamere. Non è che Sammartino & Casanova vissero la loro professione in stato di perenne cassa integrazione! |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 17:05
“ Poi, si sa, si tende a generalizzare ed a raccogliere le chiacchiere che girano in rete su questa fotocamera il cui principale difetto fu quello di costare poco. „ Lo pensi te questo, io l'ho usata e so quello che dico, poi ripeto il primo della classe è anche il primo ad alzare la mano... “ L'estensore dell'articolo, il pur bravo Giardiello, purtroppo deve essersi basato su dei "sentito dire", perché il distanziamento dei fotogrammi non è governato da una "frizione" sottostante la leva di carica. In una prima serie di tali fotocamere, semplicemente, il meccanismo non si rivelò così efficiente, tanto che la fabbrica apportò una modifica meccanica segnalata nei manuali di manutenzione; in maniera tale che volendo, essa potesse venire applicata anche agli apparecchi di prima serie. „ Sempre polemica, peggio che nel sito principale di Leica Italia, non si può dire niente che non sia omologato ai canoni dei prof... ti sbattono in faccia che il × di turno sei tu... “ Quando a qualche mercatino prendevo in considerazione una Kiev-88, la controllavo e scattavo tutti i tempi, che cambiavo solo dopo aver caricato l'otturatore (libretto di istruzioni, ripeto!). Con simpatia, „ Direi più con antipatia... |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 19:47
@Enzo C. Perdonami se insisto, ma la tua affermazione “ Personalmente, lo stimo molto come persona, come imprenditore e naturalmente come fotografo „ può basarsi su una conoscenza personale di Schyter; tuttavia, non riflette appieno il percepito degli interventi che lui stesso ha fatto in questo e in altri thread. L'ironia, utile quando dosata, diventa inefficace quando è perpetua e fuori contesto, e risulta pesante e poco costruttiva. La continua riproposizione della prova del Sommelier Fotografico è ormai un argomento stantio che, per quanto inizialmente simpatico, finisce col non cogliere il contesto ampio e articolato che determina l'acquisto di prodotti come quelli della Leica, troppo spesso etichettati come “cari” a un'analisi superficiale. Quando si parla di "retro pensieri" o di una sorta di "inconscio" dietro la scelta di una Leica, si tende a dimenticare che la user experience e il design centrato sull'utente, concetti introdotti da Donald Norman negli anni '90, sono ormai essenziali per la comprensione del valore di un oggetto oltre la mera funzionalità. Nel design, il valore dell'esperienza si fonda su una relazione che va oltre l'uso pratico dell'oggetto, puntando invece a un coinvolgimento emotivo che scaturisce dalla forma, dai materiali, dalla qualità percepita e dalle emozioni che riesce a suscitare. È importante comprendere che i prodotti di alta gamma, come le Leica, sfruttano dinamiche emozionali e percettive che per alcuni possono sembrare “intangibili,” ma che sono supportate da basi neuroscientifiche applicate da tempo nel design e nella progettazione. Questi principi si fondano su regole innate di percezione che emergono, per esempio, quando ci troviamo a valutare un oggetto: Semplicità: Un design pulito e minimalista è sempre più efficace di uno complesso. Il nostro cervello, che preferisce risparmiare energie, tende ad apprezzare e a scegliere design intuitivi e accessibili. Fluidità: Presentare i concetti con una sequenza logica e fluida è essenziale per facilitare la comprensione e dare all'oggetto un'aura di naturale eleganza. Lo stesso vale per l'esperienza d'uso, che diventa più appagante se ogni elemento funziona in armonia. Curve e linee morbide: L'essere umano preferisce le forme tondeggianti perché istintivamente le associa a un minor livello di pericolosità rispetto agli oggetti spigolosi. Questo, unito a una progettazione ergonomica, dà vita a un design che si lascia apprezzare nel tempo. Simmetria: La nostra attrazione per oggetti simmetrici, specialmente verticalmente, si riflette anche in come giudichiamo l'equilibrio estetico. La simmetria conferisce all'oggetto una qualità “naturale,” generando in noi una sensazione di ordine e stabilità. Familiarità: Siamo naturalmente attratti da ciò che conosciamo già. Il nostro cervello sceglie di default pattern già appresi per “risparmiare energia”. Questo è il motivo per cui una Leica, grazie al suo design iconico e alla sua coerenza stilistica, risulta rassicurante e piacevole per chi la usa. Contrasto e colore: Il nostro cervello è irresistibilmente attratto da oggetti che spiccano sullo sfondo e dai colori vividi. Anche nella fotografia, lo studio del contrasto e della luce evoca un coinvolgimento profondo, portando l'utente a preferire strumenti che sappiano risaltare i dettagli. Questi principi, spesso fraintesi o banalizzati come marketing, non sono astrazioni per manipolare il consumatore, ma hanno solide basi neuroscientifiche, applicate in settori come il neurodesign e la neuroarchitettura. In strutture di assistenza come RSA o ospedali, ad esempio, i principi di design sono studiati per rispondere alle esigenze cognitive e percettive di persone in difficoltà. Da tempo, i designer li utilizzano per generare oggetti che non solo soddisfano esigenze funzionali ma creano un'interazione positiva e “umanizzata” con chi li utilizza. Prima si faceva in modo empirico sulla base di una certa sensibilità del designer e dell'artista, oggi ci si ritrova ad essere supportati dalla scienza. Ecco quindi perché, Schyter, non è sorprendente che l'esperienza con una Leica possa essere, per molti, un piacere che va oltre la tecnica. Lo stesso concetto vale per chi cerca il risultato perfetto attraverso la tecnologia vintage, con fotocamere vecchie e procedimenti analogici. Questa passione verso il risultato finale che coinvolge l'utente, quella ricerca di un rapporto quasi tattile con lo strumento, è alla base della gratificazione che molti trovano in questi oggetti. È lo stesso motivo per cui, in fondo, anche tu, Enzo, usi la storia come una forma di ricerca dell'eccellenza, che nessuno critica, anche se può risultare ossessiva. Il rispetto per queste scelte, quindi, è fondamentale per un confronto costruttivo, moderando l'ironia che troppo spesso diventa dileggio sottolineando un atteggiamento di superiorità poco opportuno. |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 20:17
“ finisce col non cogliere il contesto ampio e articolato che determina l'acquisto di prodotti come quelli della Leica, troppo spesso etichettati come “cari” a un'analisi superficiale. „ Hai perfettamente ragione; sono troppo spesso superficiale e ripetitivo. C'è da dire che nn sono proprio da solo con questo retropensiero ... NON su Leica ma su ALCUNI utenti Leica. Mi sono fermato nella lettura @ Filo63, a quanto quotato sopra. Tutto il resto della "sbobba" la lascio ad altri; sono ancora sotto digestione. Per un confronto costruttivo ... se mi spiegate dal punto di vista tecnico/qualitativo questo (preso a caso dallo shop) >> leica-camera.com/it-IT/fotografia/accessori/paraluce/paraluce-q-nero pago una birra al più convincente. |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 20:32
@Schyter Ottimo esempio. Ma sicuramente c'è una spiegazione del perché il paraluce in metallo Made in …. Ha quel prezzo Sicuramente assorbe e devia la luce in maniera che noi umani non possiamo capire |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 20:32
@Filo63: hai sottolineato, molto bene, i motivi che rendono un oggetto più appetibile, più desiderato, psicologicamente meglio accettato e descritto anche un "gioco" più accattivante e coinvolgente. Quindi non un'opera di marketing che poggi solo sull'emulazione, ma anche su una oggettiva e piacevole esperienza d'uso che, di certo, ha il suo valore. E va remunerata. Il problema è che si compra una macchina fotografica per fare buone foto e, quindi, sono in molti a vedere le macchine fotografiche come un semplice elettrodomestico che "deve" produrre buone foto e che SOLO la foto finale giustifica il nostro passatempo. Io non mi scandalizzo sui costi; alla fine i 22500 euro sono l'equivalente del prezzo di acquisto di una modesta e spesso anonima auto da famiglia ( le più brutte auto da comprare per me)per la quale nessuno ci perderà mai la testa. E che tra 7/8 anni sarà buona solo da rottamare.Personalmente le mie figlie ultimamente mi sono costate molto ma molto di più. Quindi, trovo interessanti le tue motivazioni, ma penso che l'interesse della maggior parte dei fotoamatori è indirizzato verso il pezzo di carta su cui è stampata la sua foto. Se vivessi solo, ti assicuro che la Leica da 22500 euro la comprerei...ma solo come un piccolo investimento. Di esperienza d'uso, ergonomia, esperienze sensoriali non sento tanto bisogno. Per giocare a fare foto voglio qualcosa da strapazzare, per sopportare gli schizzi di mare, la pioggia, il fango, la neve. E non mi fre.ga niente come si chiama. Tu ricordi come si chiama la tua lavatrice? Però lava bene lo stesso, no? |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 21:10
“ Per un confronto costruttivo ... se mi spiegate dal punto di vista tecnico/qualitativo questo (preso a caso dallo shop) >> leica-camera.com/it-IT/fotografia/accessori/paraluce/paraluce-q-nero pago una birra al più convincente. „ La Leica Q3, come le altre, ha il paraluce a vite squadrato e smussato (che è il mio modello preferito, anche su altri obiettivi). Chi vuole il paraluce rotondo stile vintage, lo può acquistare come accessorio. Visto che il prezzo degli accessori è dedicato allo stesso target di utenti che acquista la Q3, se uno è disposto a pagare 6000 Euro per una Leica Q3 nuova (o 4500 Euro per una usata), allora ne può spendere senza problemi 250 per un paraluce con sopra inciso Leica Germany eccetera (invece di JJC o Haoge). Comunque nello Store di persona lo paghi un po' meno. Mi sembra proporzionato: io ne ho spesi quasi 100 per il paraluce Zeiss vented originale per lo Zeiss ZM 50/1.5 C-Sonnar, obiettivo che nuovo costa poco più di 1000 Euro. In proporzione è più caro lo Zeiss. Ah...sempre Zeiss: 50 Euro per un filtro UV T* da 46 mm, in saldo. Per inciso: Haoge costruisce paraluce dall'ottimo rapporto Q/P. Sulle Fuji appena acquistavo una lente, compravo anche lo Haoge dedicato al posto di quelle hahate di plastica che rifila Fujifilm. Ho vinto la birra? |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 21:16
“ Ho vinto la birra? „ stai scherzando vero? “ Visto che il prezzo degli accessori è dedicato allo stesso target di utenti che acquista la Q3, se uno è disposto a pagare 6000 Euro per una Leica Q3 nuova (o 4500 Euro per una usata), allora ne può spendere senza problemi 250 per un paraluce con sopra inciso Leica Germany eccetera „ ergo presumo che Leica abbia creato un paraluce ad hoc per questa M Edition 70 .... e se un utente è disposto a sborsare 22500 € per la fotocamera, dovremo ritenere non caro uno paraluce da 1000€ circa. Se nn l'ha fatto, gli ho appena passato l'idea. |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 21:22
Ovvio che sto scherzando (nel caso della birra). Però il motivo è quello: il target di utenti. Il prezzo in questi casi non è mica mai determinato dai costi di produzione: non siamo nel campo dello stampaggio di acciaio a caldo. Quanta gente lo comprerebbe a un determinato prezzo? XXX E a quest'altro prezzo? YYY E poi si massimizzano i ricavi. Qui sì che sono serio. Piaccia o meno. |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 21:48
eccoci al punto. il target di utenti ... probabilmente quelli della "user experience" ... ora sviluppo un rullino; intanto arriverà il solito commento banale sulla volpe e l'uva. Buone cose Fornasieri |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 22:15
Non sarò io a commentare con la storia della volpe e l'uva. Non mi sono mai permesso di fare questo paragone. Le opinioni degli altri vanno rispettate. Di utenti Leica ce ne sono di tipo differente: mi pongo fra coloro che le Leica le prendono per usarle, dopo aver provato e scartato molta strumentazione. Non sono mai stato monotematico, ho usato molta attrezzatura, spesso anche gentilmente donata dai brand: ma infine sono sempre tornato sul telemetro. Perché mi piace. E' così semplice. Oggi va molto meglio, ma ai tempi della M9 io viaggiavo su una Panda a metano e i soldi risparmiati servivano per la Leica. Altri avevano un'Audi A3. Un amico tempo fa ha preso in mano la mia M9, ha provato a focheggiare per qualche minuto e infine me l'ha restituita scuotendo la testa e biascicando madonne. Oggi vive contento con Sony, è un talentuoso fotografo e fa foto belle quanto le mie. Siamo entrambi felici. Invece, quando fotografo a pellicola, uso le Canon a telemetro con attacco LTM. |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 22:15
Tra i duecento mila commenti di fan boy che litigano per la loro squadra di calcio/giocattolino esiste un singolo COLLEZIONISTA che puó rispondere alla domanda relativa alla validità o meno di un investimento economico su una macchina di questo tipo/prezzo?(non ho inte zione di comprarla ma sono curioso Ho citato la precedente venduta su ebay a tot mila euro e ho chiesto quanto costasse in passato. Avete 30 anni per gamba e litigate per un ca**o di marchio come ne aveste 10, neppure vi pagassero per farlo. Quante discussioni sterili coddí ogni songola fottutissima discussione finisce sempre cosí salvo si parli di fotografia(e li quasi tutto tace) |
| inviato il 28 Ottobre 2024 ore 22:20
A me non stupisce più di tanto il prezzo del paraluce (che, in proporzione al costo degli obiettivi, è allineato a quelli di altri marchi), e nemmeno il fatto che probabilmente venga venduto in numerose copie. Se usassi Leica doterei senza dubbio i miei obiettivi del paraluce (e tappi) originali. Nel mi piccolo l'ho fatto, e lo faccio ancora, con i vintage (Nikon F, M42, M39, alcuni Leica M) che acquisto: cerco sempre il paraluce originale se lo trovo, anche se lo devo pagare parecchio di più (come per esempio nel caso di quello molto raro del Nikon 25-50mm f/4) dei cinesi sui quali eventualmente ripiego. E' una questione di completezza di un oggetto che in qualche modo ci ha attirato, non dirmi Schyter che non hai il fantastico paraluce in plastica a forma di ditale previsto per l'Industar 50mm f/3.5. Comunque i paraluce dei vecchi Leica 90mm e 135mm f/4 (gli unici Leica che ho) sono bellissimi e costruiti decisamente meglio dei già ottimi Nikon d'annata in metallo, rifarei senz'altro l'acquisto di quello che non era in dotazione con l'obiettivo. |
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