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Una semplice riflessione sull'estetica della fotografia chimica


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avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2023 ore 10:47

Beh, 1/4 di sec un bel po' critico. Ma senza treppiede come facevi per la profondità di campo?

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2023 ore 11:01

Facevo come faccio adesso caro Claudio, mi accontento...

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2023 ore 13:06

MrGreenMrGreenMrGreen

avatarsupporter
inviato il 08 Agosto 2023 ore 14:12

Alla fine vale la regola di Capa: se una foto non ti piace, scattala più vicino! Questo si può fare sia con la pellicola che col digitale. Il digitale però rende molte foto difettose per il perfezionismo cui Photoshop, coi suoi mille strumenti, spinge a perseguire. Accontentarsi della profondità di campo a un certo diaframma rende naturali e credibili le foto. E perciò anche più gradevoli.Sorriso

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2023 ore 16:33

Ti dirò Claudio che c'è stato un periodo, intorno alla metà degli anni '80, in cui sono stato preso dalla fissa della Profondità di Campo, maledicevo lo sfocato che non mi consentiva di poter osservare perfettamente nitido tutto quello che avevo ripreso, ero fissato che dovevo avere tutto a fuoco, e allora via con f 16 o f 22 e a volte finanche f 32 Eeeek!!! ma non ero mai soddisfatto, alle mie fotografie insomma mancava sempre qualcosa. Triste
Finché non lessi un articolo su Tutti Fotografi che spiegava che la tanto ricercata PdC in realtà era una illusione.
E qui mi vennero i primi dubbi.
I secondi dubbi mi vennero con un altro articolo in cui spiegavano che si, chiudere il diaframma aiuta ad avere una maggiore impressione di nitidezza ma se si esagera si rischia l'effetto opposto, quello cioè di avere più PdC - teorica - ma a scapito della nitidezza reale a causa della diffrazione, cosa che mi illuminò facendomi comprendere cosa mancava realmente alle mie "belle" fotografie tutte riprese a f 22 ConfusoSorryTriste
Da allora ho imparato a concentrarmi per avere la focheggiatura perfetta sul mio soggetto, adottando se possibile una coppia tempo/diaframma che mi consenta di avere il miglior compromesso fra assenza di vibrazioni e nitidezza, sempre sul piano a fuoco... e a strafregartene di tutto il resto MrGreen

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2023 ore 16:38

Insomma ho imparato ad accontentarmi MrGreenMrGreenMrGreen

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2023 ore 17:23

Insomma, quello della pdc è un valore studiato a seconda del genere e, perfino, foto per foto. Non si può generalizzare e non credo che sia Paolo che Claudio Cortesi lo facciano.
Il diaframma è uno dei fattori più interessanti per "giocare" con la fotografia e, per fortuna, ci sono mezzi che aiutano a sceglierlo con maggiore libertà senza diversi "accontentare". Come i sistemi antivibrazione ( specie quelli a sensore) che ti danno la possibilità di limitare l'accontentarsi al...ribasso. Io, come Claudio Cortesi, poi, non disdegno l'uso del treppiede che, quando vado in giro con l'auto, è sempre nel bagagliaio, pronto ad essere utilizzato. E non ho capito subito quello che faceva per me: da un Manfrotto 055 in alluminio così pesante da farmi passare la voglia di portarlo con me all'eccesso opposto, un BeFree in carbonio che cominciava ad essere sempre con me, ma non era il massimo della stabilità. Fino a trovare un po' di pace con un Sirui, sempre in carbonioMrGreen Ed oggi il cavalletto è diventato importante, come il telecomando, per me non legandomi troppo a compromessi.
Non riesco oggi, invece, a farmi piacere gli obbiettivi pesantissimi con aperture esagerate che non uso mai; in altre parole non amo per niente le sfocature esagerate negli ultimi anni molto in voga, con occhi a fuoco e naso fuori fuoco! Con tanti saluti alla presunta sensazione di tridimensionalità che, in certi ritratti viene ricercata ma che a me non piace.
Nei paesaggi, invece, continuo ad utilizzare diaframmi stretti e è molto frequente che non ami la sfocatura anteriore di un particolare che esalti la profindita6 del soggetto. Se non è a fuoco deve non esserlo in modo evidentissimo; le vie di mezzo sono fastidiose. Ovviamente il digitale permette di "saltare" a pie pari il problema della diffrazione lamentato da Oaolo: si possono usare unioni di più scatti in stacking utilizzando il diaframma migliore per la focale in uso. Ma non mi piace troppo giocare così.
In epoca pellicola, invece, ho giocato con la macro con diaframmi piuttosto aperti: parlo di macro, ad esempio di fiori oggi molto in voga, con soggetti e sfondi molto sfocati: oggi di questo genere se ne vedono tante di foto e alcuni sono molto bravi, ma 30 anni fa non eravamo cosi tanti.

avatarsupporter
inviato il 08 Agosto 2023 ore 17:28

In effetti come dice Claudio con la fotografia digitale a soggetti immobili è possibile praticare il focus staking. Molte giurie escludono queste immagini. Vedere poi uno scatto con tutto perfettamente a fuoco non è nemmeno naturale perché l'occhio ha una grande selettività di maf, solo il centro dell'immagine che vediamo (quello percepito dalla macula densa al centro della retina) è nitida. Però appena spostiamo su un altro soggetto la nostra visione, in un tempo impercettibile, cambiamo il piano a fuoco. Questo può darci un'illusione che tutto quello che vediamo sia a fuoco.

Fotografando a soggetti in movimento ho sempre scattato senza staking, ma con diaframmi non troppo aperti, da 5.6 a 9. Mi piace nei paesaggi regolarmi come in analogico, chiudendo il diaframma ai valori migliori cge sono di solitra 5.6 e 11.

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2023 ore 17:38

Certo, Claudio Cortesi, ho premesso che è fondamentale scegliere caso per caso, a seconda del tipo di fotografia. Ma è un ottima cosa poter avere gli strumenti più utili per ampliare le possibilità a seconda di ciò che si desidera.
Riguardo ai concorsi, ormai non ne faccio più da qualche anno, per cui posso decidere come voglio. Ma ho premesso che non amo la fusione di più scatti...ma se avessi un paesaggio con 2 soggetti distanti egualmente importanti e caratterizzanti il luogo...probabilmente cambierei ideaMrGreen mai dire mai!
Riguardo alla visione dell'occhio, hai ragione, ma hai detto bene che la funzione integrativa cerebrale ti inganna facilmente e, di fronte ad un panorama con vari punti di interesse, selezioni punti anche distanti. In pratica quello che molti di noi che abbiamo una certa età facciamo quanto utilizziamo lenti multifocali. E poi, alla fine, quando la foto è stampata il soggetto è diventato bidimensionale e l'occhio esplora ogni centimetro del foglio stampato. E quando ricordi un paesaggio non ricordi certo zone a fuoco e altre sfocate MrGreen

avatarsupporter
inviato il 08 Agosto 2023 ore 17:44

Sì, magari a breve distanza. Però rimane il criterio di osservare a una distanza proporzionale alla grandezza della stampa. La fotografia digitale vizia l'occhio di noi fotografi digitali spingendoci verso la ricerca di una nitidezza assoluta, che in realtà non esiste in nessuna visione. E chi vive di fotografia sa che i clienti non la cercano. Sono i fotoamatori i campioni del pixel pipping, come si dice oggi. Sorriso

Io ogni tanto eccedo nella nitidezza, è molto frequente nella fotografia naturalistica, oggi praticamente tutta digitale e amatoriale. Rimpiango un po' il tempo della pellicola in cui la nitidezza dipendeva esclusivamente dell'ottica e dalle condizioni di ripresa.

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2023 ore 17:54

Si è vero, però Claudio il mio problema e che io concepisco la foto esclusivamente stampata.. e stampata da me. I sistemi di proiezione, sia quindi le diapositive che la visione a monitor, mi hanno sempre dato una sensazione di visione approssimativa. Ovviamente è un mio problema, ma nella foto a monitor o proiettata non vedo certe piccole "magagne": mi sembra tutto più bello, tutto più spettacolare e lo spettacolo, sempre per me, viene a sovrastare i particolari. Ho una sensazione più che una visione. Non so come spiegarlo, ma vedo spesso foto anche qui su Juza che mi sembrano spettacolari, ma poi , se me le scarico e le stampo, al di là della ovvia scarsa qualità del file, certe elementi con fuoco appena sbagliato, che non vedevo proprio a monitor, mi crea fastidio. In definitiva, per me ( e non voglio imporre la mia idea,) certe approssimazioni passano inosservate in proiezione di fronte alla magnificenza dei sistemi proiettivi, ma in stampa non hai distrazioni e li vedi

avatarsupporter
inviato il 08 Agosto 2023 ore 18:12

Sì. Ho stampato per i primi 5 anni di digitale, e concordo pienamente. Ma la proiezione di qualità assomiglia molto più della stampa alla nostra visione naturale, e se effettuata con dissolvenza incrociata, da' un piacere all'occhio anche superiore. Ricordo una proiezione, sincronizzata con una musica, che mi ha lasciato un ricordo indelebile.

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2023 ore 19:00

Vedere poi uno scatto con tutto perfettamente a fuoco non è nemmeno naturale perché l'occhio ha una grande selettività di maf, solo il centro dell'immagine che vediamo (quello percepito dalla macula densa al centro della retina) è nitida. Però appena spostiamo su un altro soggetto la nostra visione, in un tempo impercettibile, cambiamo il piano a fuoco. Questo può darci un'illusione che tutto quello che vediamo sia a fuoco.
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Verissimo Claudio.

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2023 ore 19:18

I sistemi di proiezione, sia quindi le diapositive che la visione a monitor, mi hanno sempre dato una sensazione di visione approssimativa.
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Questo è vero Claudio (S), ma è una diretta conseguenza del fatto che l'osservatore è piazzato a metà strada fra il proiettore e lo schermo.
Pertanto se ti avvicini allo schermo, per vedere meglio uno specifico particolare, immancabilmente interrompi il fascio luminoso... e non vedi più niente.
Senza contare che una diapositiva non si osserva mai da una distanza inferiore alla diagonale del formato proiettaro... per gli ovvi motivi che conosciamo tutti.
Però esiste un modo per aggirare il problema... ricorrere alla RetroProiezione, che ti consente di osservare la diapositiva proiettata senza correre il rischio di intercettare il fascio luminoso.
Ma la RP la conosciamo davvero in pochi.

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2023 ore 19:23

Ma la proiezione di qualità assomiglia molto più della stampa alla nostra visione naturale, e se effettuata con dissolvenza incrociata, da' un piacere all'occhio anche superiore.
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Questo lo posso confermare senza tema di smentite caro Claudio (C).

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